“Venni, vidi, vinsi”, una delle frasi più celebri pronunciata da Gaio Giulio Cesare, mi ha sempre fatto pensare al capostipite della dinastia Maldini. Ripercorriamo insieme gli eventi cruciali che lo hanno reso così grande
Con lui finiamo la carrellata degli amici che abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare, ma che purtroppo non ci sono più. Abbiamo iniziato con Emiliano Mondonico e proseguito con Pedro Manfredini, Pietruzzu Anastasi, Felice Pulici, Giuliano Sarti, Aldo Biscardi, Oliviero Beha, Franco Lauro, Giuseppe Virgili, Azeglio Vicini. Gli articoli dell’editore e dei redattori li trovate dal 20 al 25 aprile sul nostro sito in “Curiosità”. Ho voluto con-chiudere con Cesare Maldini perché nella mia avventura personale da Direttore Editoriale ha rappresentato l’incipit. Come Cesare conduceva i suoi prodi alle vittorie così il nostro “Cesarone” è stato il mio amuleto da battaglia, la prima intervista di una lunga serie a un personaggio che ha dato un senso “altro” a questo sport da noi tanto amato. Perché un senso “altro”? Per chi, come me, ha una visione romantica del calcio non può accontentarsi di gesti tecnici, di agonismo in campo, di un freddo palmares di vittorie. Va oltre. Vuole il mito. Cerca la favola.
Ripercorriamo questa favola nei suoi snodi cruciali che lo hanno reso indiscutibilmente un’icona.
Il momento più memorabile? Nella sua lunga storia d’amore in maglia rossonera (dal 1954 al 1966, prima ci fu la Triestina e dopo il Torino) il giorno più importante è sicuramente il 22 maggio 1963. Si gioca a Wembley la seconda finale di Coppa dei Campioni per il Milan (sconfitto dal grande Real Madrid nel 1958) e la terza per un’italiana. Di fronte c’è il Benfica, doppiamente campione in carica, di Eusebio. Il Milan va sotto di un gol proprio per merito della pantera nera. Ecco allora il lampo di genio del capitan Maldini, il quale non riuscendo a comunicare con Rocco perché le panchine erano troppo lontane dal campo, si assume la responsabilità d’invertire le marcature (Benitez su Josè Torres e Trapattoni su Eusebio). Mossa vincente. I rossoneri ribaltano il risultato e vincono l’ambita coppa. Cesarone non solo diventerà il primo italiano a sollevare il trofeo ma vedrà anche il figlio Paolo (anche lui capitano e difensore dello stesso club), 40 anni dopo e soltanto un po’ più a nord (Manchester), fare altrettanto. Padre e figlio uniti dallo stesso dolce destino. Non era mai successo prima e chissà se risuccederà ancora. Altamente improbabile, ma mai mettere limiti alla provvida Eupalla*.
E il tris azzurrino? Maldini smette di giocare nel 1967. Quattro anni dopo torna da vice di Rocco al Milan, prima della gavetta tra Foggia (1974-76), Ternana (1976-77) e Parma (1978-80, con promozione in Serie B). Dal 1980 al 1986 è il vice del ct Bearzot. Nell’86 Azeglio Vicini gli cede la panchina dell’Under 21, entrando definitivamente nel cuore della nuova generazione. Nel 1992 vince il primo Europeo della nostra storia contro la Svezia, due anni dopo raddoppia contro il Portogallo di Rui Costa e Figo (grazie al golden gol di Orlandini). Non c’è due senza tre. Nel 1996 a Barcellona arriva un altro colpo alla Maldini. Raul, tra le fila degli spagnoli, acciuffa gli Azzurrini dopo il gol di Totti e li costringe ai rigori dopo una gara conclusa in nove (per le espulsioni di Amoruso e Ametrano). Il ct non manda dal dischetto i giocatori più tecnici, ma quelli più freschi, ovvero quattro difensori (Panucci, Fresi, Pistone e Nesta) e il subentrato Morfeo. Nessuno fallisce (a parte Panucci). Pagotto, parando i tiri di de La Pena e Raul, fa il resto. Tre su tre…l’en plein patriottico.
Ma quando diventa il “Cesarone” nazionale (quello imitato da Teo Teocoli che tanto lo faceva arrabbiare)? Soltanto nel dicembre del 1996 quando, dopo Sacchi, diventa ct della Nazionale maggiore. E il primo impegno ufficiale? Di nuovo a Wembley, questa volta contro l’Inghilterra. Maldini abbandona il 4-4-2 del predecessore, rimette nel motore un 5-3-2 con il figlio sulla fascia sinistra e il debuttante Fabio Cannavaro al centro della difesa. Vinciamo grazie al gol di Zola che fredda Walker con un tiro beffardo al 19’. È la seconda vittoria in trasferta con gli inglesi per l’Italia. Arriveremo al Mondiale francese a stento attraverso lo spareggio con la Russia (quando getta nella mischia anche Buffon) e usciremo ai quarti contro la Francia campione (maledetti rigori ancora una volta). Il mito, nonostante la sconfitta, si consolida.
E la scossa adrenalinica più forte per i giovani diavoli? Quando Maldini era il capo degli osservatori al Milan viene richiamato da Silvio Berlusconi che, dopo aver rotto con Alberto Zaccheroni, gli affida la panchina insieme a Mauro Tassotti (era il 14 marzo 2001). Cesare raddrizza il campionato (sesto posto finale e qualificazione alla Coppa Uefa). Quell’anno diventa memorabile per un derby pazzesco (11 maggio 2001), la vittoria con il maggiore scarto nella storia del derby della Madonnina. Lo 0-6 sull’Inter deciso dalle doppiette di Comandini e Shevchenko, oltre alle reti di Giunti e Serginho. Un addio col botto, un ricordo indelebile.
E l’ultima avventura di Maldini su una panchina? Incredibile anch’essa. Il 27 dicembre del 2001, a 69 anni, accetta la mirabolante proposta del Paraguay, tramortito da due ko con Venezuela (3-1) e Colombia (0-4) all’indomani della qualificazione matematica per il Mondiale nippo-coreano. Cesare accetta l’avventura e diventa il ct più anziano nella storia della competizione (verrà battuto soltanto da Otto Rehhagel nel 2010). Il Paraguay passa agli ottavi per la seconda volta nella propria storia (secondo dietro alla Spagna nel Gruppo B) e si fermerà a due minuti dal triplice fischio della sfida negli ottavi contro la Germania, beffato da un gol di Neuville. Il 15 giugno 2002 si chiude così una carriera meravigliosamente “oltre” con un senso “altro”.
Il suo palmarès da giocatore:
MILAN: 4 campionati, 1 Coppa Campioni, 1 Coppa Latina ’56 (l’antecedente della Coppa dei Campioni)
Il suo palmarès da allenatore:
MILAN: 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Italia (1973)
ITALIA: Europei Under 21 1992, 1994, 1996
Panchina d’oro alla carriera: 1996
Cesare Maldini è stato da noi intervistato due volte, il 22 ottobre del 2013 dall’editore Stefano Rizzo (CLICCA QUI) e il 30 marzo del 2015, giorno in cui sono Diventata Direttore Editoriale, dalla sottoscritta (CLICCA QUI PER LA SECONDA INTERVISTA). Di quella chiacchierata ricorderò soprattutto il “Paolino non vuole che parli di lui”, quell’ essere padre affettuoso prima che grande professionista. E’ intervenuto anche in radio.
Chissà se Christian (difensore) e Daniel (attaccante), il quale ha debuttato con la maglia rossonera il 2 febbraio di quest’anno, daranno le stesse soddisfazioni a Paolo che Paolino ha dato a te. Grazie Cesare, per l’alfa e l’omega, con dentro quel mare di emozioni che spesso non abbiamo meritato, ma di cui ti saremo sempre grati.
N.B. * Eupalla è, secondo l’invenzione di Gianni Brera, la divinità che ispira e protegge il gioco del pallone.
Fonti foto: IlMattino.it ; PianetaMilan.it
Erika Eramo