Home News Precedente pericoloso o bisogno fisiologico: il “caso” dei big esentati dalle nazionali

Precedente pericoloso o bisogno fisiologico: il “caso” dei big esentati dalle nazionali

Fonte calciomercato.com
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La sosta dei campionati ha portato alla luce una tendenza che negli ultimi tempi sta pian piano contagiando alcuni grandi calciatori, tra cui anche Kylian Mbappé

Il calcio sta vivendo una trasformazione pericolosa. Col passare delle stagioni le partite aumentano sempre di più. A beneficiarne, secondo i “padroni” del gioco più bello del mondo, sarà lo spettacolo ma spesso ci si dimentica che ha praticarlo sono esseri umani. Proprio a questo proposito l’allarme è stato già lanciato da diversi calciatori che hanno minacciato addirittura uno sciopero visti tanti impegni e le gare a cui sono e saranno sottoposti. I numerosi infortuni verificatisi nelle ultime settimane sono un campanello d’allarme, anche se essendo a inizio stagione non si possono per forza imputare al numero di partite disputate.

Fatto sta che negli ultimi tempi, durante le ultime soste per le nazionali, una tendenza si sta facendo largo. I grandi giocatori stanno iniziando a chiedere di essere esentati dalla convocazione. Soprattutto per impegni che probabilmente valutano non di prima fascia, per potersi concentrare sulla preparazione fisica con il proprio club o altri problemi personali. È questo il caso visto in Italia due volte consecutive per Romelu Lukaku e Dusan Vlahovic, ma nell’ultimo weekend ha toccato anche il calciatore più forte di tutti, Kylian Mbappé. Quest’ultimo avrebbe chiesto a Didier Deschamps di essere esentato dalla Nations League per poter proseguire con il programma messo a punto con il Real Madrid. Ovviamente i media si sono scatenati, a seguito anche di avvistamenti del giocatore non proprio calcistici, e si avanzano anche ipotesi che abbia richiesto di partecipare solo a impegni di un certo livello.

Un atteggiamento questo che ha lasciato perplessi gli appassionati visto che si tratta anche del capitano di una nazionale importante come la Francia. Il discorso adesso vira su un bivio: si tratta questo di un precedente pericoloso per tutte le nazionali o effettivamente i giocatori, soprattutto quelli più impegnati, hanno bisogno di più riposo ed è giusto concedere loro questa possibilità? La risposta non è semplice. Siamo abituati a sentire parlare i giocatori in maniera entusiastica del fatto di giocare per il proprio Paese. Vedere che le nazionali siano trattate così di certo fa capire che questo calcio sta andando in una direzione impervia. Di contro i tanti impegni e i molti infortuni, come stiamo vedendo, richiamerebbero a delle riflessioni.

Possibili rimedi? Rotazioni per i giocatori da convocare, concentrare gli impegni delle nazionali in un periodo preciso con i campionati fermi, ecc. Sono tutte possibilità ma al momento ci sembra che la confusione regni sovrana.  Al momento ci piace pensare che andare in nazionale sia ancora l’obiettivo massimo per un calciatore. Questi campanelli d’allarme, però, dovrebbero far riflettere chi di dovere, sperando che la tendenza non contagi sempre più calciatori.

Glauco Dusso

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