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La Pulce imMESSIonante

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Articolo tratto dal libro ‘Pulce’ scritto da Guillem Balague che mi è stato regalato per il giorno del mio compleanno dal Direttore Editoriale Erika Eramo

Lionel Messi è una persona pacata e la sua leadership viene riconosciuta dal gruppo. Questo è il pensiero comune delle tante persone che sono state intervistate nel libro ‘Pulce’.

Il 18 settembre del 2000 Leo da Rosario arrivò a Barcellona per la prima volta per un provino. Nel video che aveva attirato l’attenzione dei dirigenti blaugrana era presente Messi che effettuava più di 100 palleggi, prima con una arancia e poi con una pallina da tennis. Prima di questo però il libro ci racconta della nonna Celia che ha sempre creduto che suo nipote Leo potesse diventare un grande giocatore. ‘Prenda lui, lo faccia giocare’ disse la nonna indicando il nipotino di cinque anni. ‘E’ troppo piccolo e potrebbe farsi male’ rispose un allenatore di una squadra giovanile, il Grandoli. ‘Lo lasci provare’ insistette nonna Celia.

Leo fu mandato in campo e driblò chiunque. Da quel momento in poi l’allenatore non lo tolse più dal rettangolo di giuoco.

Leo era legatissimo a sua nonna. Quest’ultima successivamente si ammalò di Alzheimer e nel 1998 morì quando Lionel aveva appena undici anni. Fu un colpo spaventoso per Leo. La nonna non ha potuto perciò assistere ai vari trionfi di cui ne è stata il motore. Da allora però il nipote quando festeggia un gol guarda in su e punta le dita verso il cielo.

Leo è da sempre molto legato alla sua famiglia di origine, al padre Jorge, alla madre Celia, a sua moglie Antonella e ai suoi figli. Jorge per Leo è stato una guida, uno specchio, un mentore.

Nel periodo juniores in Argentina Messi ha segnato oltre 500 gol, un numero fuori dal comune. In ogni partita praticamente driblava quasi tutti e segnava. Purtroppo a Leo mancava un ormone legato alla crescita. Si poteva integrare questa mancanza con una sostanza iniettata sotto pelle, una volta al giorno. Leo si infiliva quell’ago nella gamba da solo, prima di andare a dormire e non si è mai lamentato perchè sapeva che quella cura lo avrebbe aiutato a inseguire il suo sogno di diventare calciatore.

Le cure diventavano sempre più costose e nel 2000 l’Argentina era in preda alla crisi. La squdra argentina, il Newell’s si tirò indietro.

Successivamente divenne famoso questo tovagliolo di carta, portato poi dal notaio, firmato dal dirigente del Barça Rexach.

Troppo forte! Questo era il pensiero dei dirigenti blaugrana: eccellente abilità nel dribling, incredibile velocità palla al piede, baricentro basso a conferirgli un grande equilibrio nei movimenti, abile, energico, spiccato senso del goal. Per festeggiare, il padre, un amico e Leo andarono in pellegrinaggio: 75 km a piedi per andare a pregare sul Reliquiario della Vergine di San Nicola in Argentina. All’inizio non è stato semplice adattarsi a Barcellona per la famiglia Messi. Diversi problemi burocratici bloccavano Leo per delle regole legate all’età da parte della FIFA. Ci furono anche delle incomprensioni tra alcuni dirigenti balugrana e Jorge, ma Leo però era deciso a restare. Per arrivare al traguardo, ha affermato Leo, ci vuole tanta forza, predisposizione a compiere sacrifici e molta perseveranza.

Nelle giovanili del Barça l’allenatore Tito Vilanova era stato il primo ad affidare una posizione ben precisa in campo a Leo. Lionel soffrì tantissimo quando Vilanova, divenuto ormai mister della prima squadra, morì a causa del cancro.

Il ragazzo è estremamente sensibile e la fondazione Leo Messi si occupa di curare i bambini malati di tumore.

Molto importante fu anche il tecnico Rijkaard che lo fece debuttare in prima squadra a soli sedici anni in una amichevole contro il Porto di Mourinho. Messi giocò una grande partita. Indossò la maglia numero 14, come l’ex stella blaugrana Cruyff, che poi regalò a sua mamma. La carriera di Lionel era pronta ad accendersi. Vinse da protagonista con l’Argentina il Mondiale Under 20, come riuscì a Maradona.

Il suo primo gol in blaugrana avvenne proprio su passaggio del suo amico Ronaldinho contro l’Albacete. Leo era come un fungo, per crescere gli serviva l’ombra e Ronaldinho era l’albero. L’asso brasiliano strada facendo si perse, anche per via della ‘movida’. Il Barcellona per preservare Messi scelse di cedere Ronaldinho. ‘Accetta questa responsabilità: la maglia numero 10 è tua’ disse in tono solenne Ronaldinho a Messi. I due si trovarono di fronte nell’Olimpiade del 2008. L’Argentina di Messi battè in semifinale il Brasile di Ronaldinho e l’abbraccio tra i due resta scolpito nei ricordi di tanti tifosi. Leo trionfò e l’Argentina vinse l’oro.

Messi era ormai considerato da tutti il nuovo Maradona. La Pulce aveva anche segnato un gol da centrocampo e uno di mano proprio come il Pibe de Oro. Non è stato facile arrivare a questo paragone in patria perchè in Argentina amano chi inizia a giocare in un club della propria nazione e poi va a trionafre in Europa, cosa accaduta a Maradona nel Boca Juniors. Leo invece se ne andò presto dalla sua terra.

All’inizio della sua carriera Messi aveva avuto diversi leggeri infortuni per via della cattive abitudini alimentari. I medici spiegarono a Leo che la sua massa muscolare era simile a quella di un centrometrista: gli permetteva di raggiungere alte velocità, ma era molto esposta agli strappi. Doveva prendersi bene cura di sè.

Da buon ‘cule’ sente molto le sfide contro il Real Madrid. Cristiano Ronaldo, l’asso portoghese dei blancos, è un suo contendente fisso al trono di campione assoluto. Una rivalità che ha senz’altro affinato le qualità di entrambi.

Con Guardiola alla guida tecnica il Barça in un anno vinse sei titoli su sei. Messi ne era l’artefice principale e stava cominciando a sgredolare qualsiasi record. Il Barça e Messi conquistano il mondo. Messi arriva a vincere 5 Palloni d’Oro, 4 Scarpe d’Oro, 4 Champions League… 30 trionfi in tutto.

F.C. Barcelona-Messi un legame indissolubile.

Leonel è un esempio per tutti: per chi si impegna davvero, non esistono traguardi impossibili. Per diventare un fuoriclasse ci vuole una passione sfrenata! Fin da bambino Leo ogni volta che perdeva piangeva. Successe anche quando dopo i 6 trionfi su altrettante competizioni ottenuti con Guardiola il Barça venne eliminato dalla Copa del Rey. La stella blaugrana pianse in silenzio nello spogliatoio e i compagni lo consolarono. Tutto ciò ci fa capire quanto sia grande la voglia di vincere che ha Messi in ogni partita.

Messi ha sempre preferito giocare al centro dell’attacco come trequartista per avere più palloni giocabili e stare nel mezzo della manovra. Nel tiki-taka di Pep Guardiola l’asso argentino fece sfracelli alle difese avversarie. Per l’attuale allenatore del Manchester City Messi è il migliore giocatore della storia del calcio.

Il termine ‘imMESSIonante’ è stato coniato dall’ex Commissario Tecnico dell’Argentina Sabella, dalla combinazione di Messi e impressionante.

Stefano Rizzo

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