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Da calciatore ad allenatore: la vita di Roberto Mancini

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Passionedelcalcio.it vi racconta la storia di Roberto Mancini; un tecnico vincente che ha deciso di rimettersi in discussione con la sua scelta di tornare all’Inter

Roberto Mancini,è nato a Jesi(Ancona) il 27 Novembre 1964 da Marianna(infermiera) e da Aldo,di professione falegname che nel tempo libero seguiva i ragazzi dell’Aurora Jesi(squadra locale). E fu proprio lui a portarlo in questa società, mentendo sull’età del figlio: l’età minima per giocare era sei anni anni, il Mancio ne aveva 5. Ha una sorella più piccola che si chiama Stefania. Ha tre figli: Filippo,Andrea e Camilla.

La sua carriera da calciatore è iniziata molto presto. A soli 13 anni,infatti, è costretto a lasciare la sua città natale per andare a giocare nel Bologna che lo ingaggiò per 700.000 lire, dopo un breve provino. Esordisce in Serie A con i colori rossoblù il 12 Settembre 1991, all’ età di 16 anni. Alla sua prima stagione nella massima serie realizza ben 9 reti ma la sua squadra retrocede in Serie B.

Un buon bottino che attirò l’attenzione del presidente Paolo Mantovani che lo portò alla Sampdoria, pagando due miliardi e mezzo più Galdirolo,Roselli e Logozzo. E da lì si instaurò un legame fortissimo. A tal proposito è utile riprende le parole del tecnico jesino per descrivere questo rapporto:’’A volte penso che un uomo come Mantovani non sia mai esistito. E’ stato un sogno, un uomo troppo grande per essere vero. Un uomo e un presidente immenso,la sua morte è stata un vuoto incolmabile per me. La Sampdoria ,i suoi tifosi, la sua gente è rimasta con me’’. Parole che dimostrano la profonda riconoscenza di chi per primo ha creduto fortemente nel suo talento e nelle sue qualità, a tal punto da voler cedere tutti ma non lui quando si accorse che il ciclo dei blucerchiati si era concluso e bisognava rifondare la squadra. E fu in quella circostanza che Mancini chiese di essere ceduto. E ciò si verificò dopo la finale di Coppa Campioni della stagione 1991-1992 persa contro il Barcellona per 1-0. In blucerchiato Mancini formò insieme a Vialli una formidabile coppia d’attacco che sarà definita i ‘’gemelli del gol’’ per l’alto numero di gol realizzati da entrambi.

Si trattò di un’esperienza di vita oltre che professionale che gli permise di vincere 1 scudetto nel 1991, 4 Coppe Italia(1985,1988,1989 e 1994), 1 Supercoppa di lega(grazie ad un suo gol) e una Coppa delle Coppe nel 1990. Una lunga storia che si conclude nel 1997 in seguito ad incomprensioni con il nuovo presidente Enrico Mantovani, che era succeduto al padre dopo la sua scomparsa. Pesò la decisione di far valere il contratto in essere quando si era presentata l’offerta dell’Inter da parte di Massimo Moratti. Un’amarezza che lo stesso Mancini espresse quando si presentò davanti alla stampa:’’Resto, ma sono deluso’’. Lo strappò però fu inevitabile e fu lui stesso a comunicare la sua cessione ai tifosi:’’ Domenica giocherò la mia ultima partita con la maglia della Sampdoria’’.

E la sua destinazione fu la Lazio del presidente Sergio Cragnotti. Nelle tre stagioni nella capitale vince 1 scudetto 1999-2000(stagione del Centenario), l’ultima edizione della Coppa delle Coppe(1999), una Supercoppa Europea(1999), 2 Coppe Italia(1997-1998 e 1999-2000) e una Supercoppa Italiana nel 1998.

Chiude la sua carriera da calciatore nel 2001 dopo aver giocato solo 4 partite con la maglia del Leicester City. Nell’Under 21 colleziona 26 presenze, segnando 9 reti. L’esordio con la Nazionale maggiore allenata da Enzo Bearzot, fu il 26 Maggio 1984 , a 19 anni nella partita tra Italia e Canada(2-0),giocata a Toronto. La carriera in azzurro non fu però esaltante come quella nei club perché non riuscì mai ad essere un vero trascinatore.

Nemmeno il tempo di appendere gli ‘’scarpini al chiodo’’ che Roberto Mancini inizia quella che sarà la sua seconda vita. Perché dalla prima esperienza come vice allenatore di Sven Goran Eriksson, nel 2000-2001, sulla panchina della Lazio, non si è più fermato dando il via alla carriera d’allenatore. E tutto ebbe inizio nel Febbraio del 2001, quando subentrò a stagione in corso alla Fiorentina per sostituire il tecnico turco Fatih Terim. Una decisione che scatenò molte polemiche perché il tecnico jesino non era ancora in possesso del patentino da allenatore. Con la viola vince la sua prima Coppa Italia. L’esperienza si chiuse nel Gennaio 2002, dopo solo 17 partite, con le dimissioni del tecnico, per le forti critiche ricevute da parte dei tifosi.

Poi il ritorno alla Lazio dove resterà fino al 2004. Ancora una volta riuscì a confermare la sua fama di allenatore vincente nonostante le difficoltà finanziarie della società che toccarono il punto più alto con le dimissioni del presidente Sergio Cragnotti. Alla sua prima stagione la squadra chiuse al quarto posto, centrando la qualificazione in Champions League, disputando la semifinale di Coppa Italia e in Coppa Uefa dove fu sconfitta dal Porto di Josè Mourinho, che vincerà il trofeo. Nella stagione 2003-2004 vince la Coppa Italia ,la seconda da allenatore battendo in finale la Juventus(2-0).

Un ottimo punto di partenza che ha delineato una vera e propria crescita professionale che raggiungerà la massima espressione con l’approdo all’ Inter, dove rimarrà ben quattro stagioni dal 2004 al 2008.Alla fine della sua esperienza,infatti,collezionerà ben 10 trofei:3 scudetti,2 Coppa Italia e 2 Supercoppe Italiane. E come sempre il primo trofeo arriva nella prima stagione e coincide curiosamente con il ritorno alla vittoria dei neroazzurri, il cui ultimo trionfo risaliva alla Coppa Uefa vinta nel 1998. A fine stagione Mancini vince la Coppa Italia in finale contro la Roma. In campionato l’Inter chiuderà al terzo posto in classifica, mentre in Champions League viene eliminata ai quarti dal Milan.

La sua seconda stagione alla guida dei neroazzurri(2005-2006) si apre nel migliore dei modi con la conquista della Supercoppa Italiana contro la Juventus, grazie alla rete di Veron nei tempi supplementari. In campionato la squadra chiude terza, alle spalle proprio dei bianconeri e del Milan ma in seguito alla sentenza di Calciopoli, ottiene il titolo di Campione d’Italia. In Champions però arriva l’ennesima delusione perché l’Inter viene ancora eliminata ai quarti e questa volta per mano del Villareal. A fine stagione i neroazzurri bissano il successo in Coppa Italia e ancora una volta l’avversaria è la Roma.

La sua terza stagione si apre con la spettacolare rimonta, da 0-3 a 4-3 sulla Roma,che valse la vittoria della Supercoppa Italiana. Alla fine di questa stagione arriva anche il primo scudetto sul campo, che mancava dal 1989 conquistato con ben 5 giornate d’anticipo e realizzando il record di 17 vittorie consecutive. In Champions League l’Inter viene eliminata dal Valencia. La sua quarta stagione si aprì con la sconfitta in Supercoppa contro la Roma, si chiuse con la vittoria dello scudetto a Parma grazie alla doppietta di Ibrahimovic, e una finale persa in Coppa Italia. L’Europa però è maledetta e l’eliminazione agli ottavi al termine del doppio confronto con il Liverpool(sconfitta 2-0 all’ andata e per 1-0 al ritorno). Dopo questa partita il tecnico rassegna le proprie dimissioni restando però in panchina fino a fine stagione. Al suo posto subentrò il portoghese Josè Mourinho.

Poi la doppia esperienza all’estero prima con il Manchester City con cui vince 3 trofei( 1 Fa Cup, 1 Premier League e 1 Community Shield) e poi in Turchia con il Galatasaray dove vince la Coppa di Turchia. Il 14 Novembre 2014 torna all’Inter al posto dell’esonerato Walter Mazzarri. Ha firmato un contratto biennale fino al 30 Giugno 2017 con un ingaggio da 2,7 milioni netti al primo anno e 4 più bonus.

Roberto Mancini, è l’unico ad aver vinto per tante volte la Coppa Italia. Sono ben 10 trofei vinti di cui 6 da giocatore e 4 da allenatore. Il modulo utilizzato dal tecnico è il 4-3-1-2. E non poteva non essere questo per un talento che in campo era fuori dagli schemi. Chi indossa il numero 10 è capace di regalare magie, prodezze e tocchi di classe che nessun modulo è in grado di prevedere. Per un bambino che è cresciuto in fretta lasciando la propria città e la propria famiglia per poter realizzare il suo sogno di diventare calciatore prima e allenatore poi. Perchè quello era il suo destino e si è trasformato molto presto in realtà.Per un condottiero che riparte dall’Inter lì dove ha conquistato i maggiori trionfi da allenatore e che è pronto a stupire ancora.

Giusy Citera

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