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Clemente Russo: “Devo tutto alla boxe ed il mio modo di essere segue sempre i valori dello sport. Tifo Napoli e spero nello scudetto!”

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Nella sua veste di direttore tecnico delle Fiamme Azzurre, grazie anche alla sua grande e lunga esperienza, spera di trovare nuove stelle nei giovani atleti che avrà modo di allenare, nel frattempo, con poco tempo libero a disposizione, segue sempre le vicende del club partenopeo, la sua squadra del cuore, in cui confida molto, ha stima per mister Antonio Conte

Abbiamo raggiunto telefonicamente il boxeur due volte campione del mondo dilettanti (2007 e 2013) e due volte vicecampione olimpico (2008 e 2012), oltre a innumerevoli altri titoli internazionali e nazionali e oggi è direttore tecnico del gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre. Clemente Russo è divenuto nel tempo anche personaggio cinematografico e soprattutto televisivo. A ottobre 2008 ha partecipato al reality show di Italia 1 “La talpa“, arrivando secondo; nel 2011 è protagonista del film “Tatanka“; il 9 maggio 2013 ha condotto lo show comico di Italia 1, “Colorado… a rotazione!“; a gennaio del 2014 è entrato a far parte degli inviati di “Mistero“; ha partecipato come ospite al Festival di Sanremo 2014; nel 2015 ha pubblicato il libro autobiografico “Non abbiate paura di me“; nel 2016 ha partecipato alla prima edizione del “Grande Fratello VIP“; nel 2021 è stato inviato delle “Iene“; nel 2022 ha partecipato in coppia con la moglie Laura Maddaloni alla seconda edizione de “L’isola dei famosi“; nello stesso anno ha presentato “Final Round” su Sky, format di sei episodi, incentrato sul mondo del pugilato. Appassionato di cavalli, lavora attualmente per EquTv, dove racconta la monta western in Italia.

Crede nella possibilità per il Napoli di fregiarsi dello scudetto in questa stagione? E cosa pensa dell’equilibrio di questo campionato?

Sono un tifoso del Napoli, anche se non riesco a seguirlo molto per via dei numerosi impegni, ma nella mia veste di allenatore mi interessa molto anche il lavoro di Mister Antonio Conte che reputo uno dei migliori tecnici del mondo. Il campionato è molto equilibrato in questa stagione, ma siamo soltanto all’inizio e sono convinto che gli scontri diretti faranno la differenza. Il Napoli ha sicuramente le carte in regola per vincere lo scudetto, ma le altre grandi non staranno di certo a guardare, la vera differenza è che quest’anno, al contrario dello scorso campionato, gli azzurri se la possono giocare sino in fondo e credo ne vedremo delle belle!

La sua carriera pugilistica è costellata di medaglie d’oro, sin da quando aveva solo 14 anni. Come è approdato al pugilato?

Anche se Marcianise (CE) è la città del pugilato, il mio avvicinamento alla nobile arte è stato del tutto casuale. Iniziai ad andare in palestra innanzitutto per dimagrire, ma venni immediatamente folgorato e affascinato dalla boxe, iniziando ad allenarmi e poi a combattere. Arrivarono subito le vittorie e questo mi ha permesso di entrare nelle nazionali giovanili ed è così iniziata la mia scalata al successo.

Cosa si prova a diventare campione del mondo dei pesi massimi? (Chicago 2007, 2011 per la WSB e  Almaty 2013) e cosa si prova invece a perdere due finali olimpiche (Pechino 2008 e Londra 2012)?

Vero! Le olimpiadi si perdono, purtroppo! Sono comunque delle emozioni diverse. Ogni gara ha la sua storia, ogni gara ha le sue emozioni, piangi tante volte per la felicità, tante volte per la rabbia o la delusione. Ogni gara richiede tanti sacrifici, rinunce, la prepari non in un giorno, ma in un anno. Ad esempio ricordo benissimo la vittoria di Almaty con delle emozioni fortissime, anche perché erano prematuramente nate le mie gemelline di 6 mesi e mezzo ed erano in terapia intensiva (Jane e Janet nate il 14 giugno 2013 ndr).

Il mitico manager Don King, la soprannominò “The White Hope” (“La speranza bianca”). Cosa pensa di quella “missione“? 

Il problema è che quella missione non si è compiuta! C’è stato un inizio, ma non si è mai concretizzato il progetto di cui avevamo parlato con Don King e non si è arrivati alla firma del contratto che mi avrebbe portato a combattere negli USA. Ho preferito tornare in Italia, continuare il mio percorso e, per come è poi proseguita la mia carriera, ho preso la scelta giusta.

Il mancato passaggio tra i professionisti è stata una scelta?

Sì, in realtà è stata una scelta e non solo economica, ma anche a tutela di me stesso, perché passare al professionismo avrebbe significato lasciare tutto ciò che avevo già creato, come la famiglia, il sogno olimpico, l’Italia e partire per gli Stati Uniti a caccia del titolo mondiale. In parole povere Don King non mi offriva ciò che mi avrebbe spinto a dire di sì.

Detiene il record del maggior numero di incontri disputati di tutte le categorie e di tutte le sigle dilettantistiche nella storia della boxe italiana, immagino ne sia orgoglioso.

Assolutamente sì! Sono anche l’unico pugile italiano imbattuto in Italia, nel senso che non sono mai stato battuto da alcun atleta italiano e anche l’unico pugile italiano ad aver preso parte a quattro olimpiadi e non ho acciuffato la possibilità di partecipare alla quinta a causa del Covid (nel torneo di qualificazione ndr).

Quali insegnamenti ha appreso attraverso lo sport?

Personalmente lo sport mi ha insegnato davvero tantissimo, praticamente la vita! Ad oggi, qualsiasi cosa faccio nel mio quotidiano, anche parlare con le mie figlie, lo faccio con il gergo che mi ha insegnato lo sport che mi ha dato inoltre grande disciplina e autostima.

A cosa è dovuto il passaggio dalle Fiamme Oro (Polizia di Stato) alle Fiamme Azzurre? (Polizia Penitenziaria)?

Sono stato benissimo nelle Fiamme Oro, 9 anni e tanti titoli vinti, compresa la prima medaglia olimpica. E’ accaduto che le Fiamme Azzurre non avevano un gruppo sportivo e nel 2012 mi hanno proposto di passare da loro per crearne uno e con la possibilità anche di divenirne poi il direttore tecnico. Il fatto di creare un nuovo gruppo sportivo, ha permesso di ampliare il parco giovani per dare più spazio alle speranze dello sport nazionale.

Durante la sua carriera è divenuto anche un personaggio cinematografico, ha scritto un libro “Non abbiate paura di me”, ha partecipato a svariate trasmissioni televisive, quali sono le esperienze più belle e perché?

In tv ho fatto quasi tutto, ricordo che nel 2014 ho presentato anche un cantante a Sanremo, però c’è un programma che mi è rimasto maggiormente nel cuore ed erano due puntate “zero” , poi non è purtroppo entrato nel palinsesto su Italia1, rispecchia ciò che sono anche nella vita di tutti i giorni. Il titolo della trasmissione era “Fratello Maggiore” (marzo 2012), io andavo a casa di famiglie che avevano difficoltà con un figlio/a ed ero chiamato ad aiutarle per riportare i ragazzi sulla retta via, proprio come un fratello maggiore. Ricordo che ebbi a che fare con un ragazzo di Cuneo e una ragazza di Meda (Milano). Sono riuscito a portare a termine entrambe le missioni, a riportare i ragazzi in famiglia, farli tornare a studiare e riportarli ad un comportamento umano e civile. Nella mia vita privata ho cercato e cerco di aiutare i giovani, tramite lo sport, sia a Marcianise che a Scampia, con l’aiuto fattivo di mia moglie Laura Maddaloni, abbiamo lavorato molto nel sociale, togliendo tanti ragazzi/e dalla strada.

Chi è oggi Clemente Russo?

Oggi che riesco a fare il padre di famiglia a tempo pieno, mi sento comunque lo stesso atleta di sempre, perché anche se ho appeso i guantoni al chiodo ed ho indossato la tuta di direttore tecnico delle Fiamme Azzurre, la mentalità è sempre la stessa. Devo tutto alla boxe, persino il mio modo di essere che è quello dell’atleta. Vivo trasmettendo ai miei ragazzi tutti i valori ed i segreti dello sport e spero mi possano dare, nel tempo, tante soddisfazioni come loro Coach.

Tengo molto a ringraziare il Sig. Russo per la sua gentilezza e disponibilità.

Fonti foto: fanpage.it; fpi.it; marcianise.italiani.it

Luigi A. Cerbara

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