Recitava così il ritornello della canzone “Siamo Donne” di Jo Squillo e Sabrina Salerno del 1991 con il sacrosanto intento di risaltare il fatto che non era solo il fisico a mostrare e dimostrare le qualità femminili. Chiaramente, seppur per altri versi, lo stesso parallelo si potrebbe fare con i calciatori che non hanno nei loro piedi la sola fonte di qualità
Siamo in un’epoca nella quale i calciatori guadagnano cifre importantissime e questo, spesso, fa sì che nella considerazione generale vengano esclusivamente additati come ragazzi fortunati, tralasciando quanto impegno, dedizione, lavoro sia stato necessario per arrivare al successo. La fortuna come unica nota di rilievo, impedisce di approfondire la conoscenza degli atleti, della loro vita, dei loro sacrifici e delle loro ulteriori qualità. Si possono però riportare molti esempi per dimostrare che oltre alle qualità atletiche, molti calciatori, hanno molto di più da dire e da dare e non solo al mondo dello sport. Partiamo da un caso in cui la fortuna ha voltato le spalle ad un calciatore molto promettente. Lo spagnolo Marc Cucalón, proveniente dalla cantera del Real Madrid e paragonato a Xabi Alonso, ha appena annunciato il suo ritiro dal calcio professionistico, a soli 19 anni. Il suo calvario è iniziato due anni fa, il 6 settembre 2022, quando durante un match di Youth League, in trasferta contro il Celtic, ha subìto un brutto infortunio al legamento crociato del ginocchio destro. Certamente non il primo e purtroppo non l’ultimo, sta di fatto però che durante la sua operazione, un batterio si è insediato nella cartilagine dell’articolazione del suo ginocchio creando una situazione irreversibile che lo ha quindi costretto al ritiro. Uno dei calciatori più talentuosi dell’intero panorama calcistico ha dovuto dire addio per sempre al suo sogno più grande e proprio mentre stava sbocciando. Quello che però, in relazione al nostro articolo, vogliamo sottolineare è come Marc ha annunciato il suo ritiro, con parole non di rabbia, non di frustrazione, non di resa, ma parole di vita e di fortuna, quella di essere stato parte, comunque, di una società tra le più gloriose al mondo. Una società che lo ha accolto appena 12enne e che lo ha fatto crescere, maturare e gli ha insegnato dei valori che porterà con se per sempre. Valori che lo hanno forgiato e gli hanno fatto capire che si deve sempre lottare.
Se da un lato c’è chi è costretto ad abbandonare il calcio per cause di forza maggiore, dall’altro c’è anche chi lo fa per scelta personale e probabilmente se ne deve comunque ammirare quantomeno il coraggio, proprio perché capace di rinunciare ad una vita agiata e alle soddisfazioni professionali. Silvan Wallner, calciatore svizzero di soli 22 anni ha annunciato il suo ritiro dal calcio per la sua fede che gli proibisce di lavorare il sabato, giorno che deve interamente essere dedicato a Dio. Wallner è membro della “Chiesa Libera Avventista del Settimo Giorno” ed ha deciso di dedicarsi maggiormente alla sua fede appendendo gli scarpini al chiodo. Seppur non ancora famoso, il 22enne svizzero ha giocato in tutte le rappresentative nazionali giovanili, sino all’Under 21. Il suo ruolo naturale era quello di difensore centrale, ma poteva ricoprire anche il ruolo di terzino, sia sinistro che destro, non proprio l’ultimo arrivato insomma. Silvan ha vinto il campionato svizzero nel 2022 con lo Zurigo e si era appena trasferito al Linz, squadra austriaca con la quale ha giocato 5 partite prima di annunciare il ritiro e quindi la successiva rescissione consensuale del contratto.
Curiosa anche la vicenda di Roberto Firmino che, dopo le fantastiche stagioni con il Liverpool, gioca ancora e lo fa molto bene in Arabia Saudita, tra le fila del Al-Ahli dove, tra gli altri, ci sono Ibañez, Demiral, Kessié, Mahrez. Ebbene Firmino è divenuto un Pastore Evangelico (come Taribo West), consacrato tale insieme a sua moglie Larissa Pereira con una cerimonia avvenuta nella chiesa da lui stesso fondata, la chiesa Manah di Maceió in Brasile. A volte si sceglie, a volte si è costretti a lasciare il calcio, altre volte ci si prepara alla vita dopo il calcio, sta di fatto che dentro una divisa da calciatore ci sono uomini e donne che hanno un vissuto, che fanno sacrifici e scelte, piccole o grandi, ma conseguenti ad una crescita umana e spirituale, così come ogni altro professionista in ogni altro ambito. Quando vediamo correre una palla calciata da un uomo o una donna, dobbiamo sapere che dietro di loro c’è una storia che può essere felice per guadagni e notorietà, ma non è esente da responsabilità, sfortune, inciampi e tutto quello che succede ad ogni comune mortale. Quando li giudichiamo per come giocano, bene o male che sia, ricordiamoci che non sono poi così diversi da noi!
Fonti foto: fanpage.it; it.sportnews.bz; corrieredellosport.it
Luigi A. Cerbara