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Azeglio Vicini, colui che ci condusse nelle “Notti Magiche”

Fonte iltempo.it
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Il ricordo del commissario tecnico, scomparso nel 2018, che alla guida della nazionale nel Mondiale giocato in casa arrivò terzo dopo la semifinale ottenuta nell’Europeo del 1988

“Voglio viverla così quest’avventura, senza frontiere e con il cuore in gola”  cantavano così Edoardo Bennato e Gianna Nannini nell’inno di Italia ’90. In effetti Azeglio Vicini ha vissuto così, una vita votata alla nazionale e in giro per l’Europa. La sua avventura ebbe il culmine proprio in quella rassegna mondiale dove solo l’Argentina di Maradona e i rigori gli impedirono di raggiungere la finalissima contro la Germania.

Nato a Cesena il 20 marzo del 1933 tira i primi calci al pallone nelle giovanili della sua città. La prima esperienza importante da calciatore centrocampista è nella Lanerossi Vicenza con cui vince un campionato di serie B ottenendo la promozione in A, stagione 54/55. Fa il suo esordio in massima serie nell’annata successiva al termine della quale si trasferirà alla Sampdoria. A Genova rimarrà per sette anni prima di andare nel ’63 a Brescia. Insieme ai suoi compagni nella squadra lombarda ottiene la serie A che mancava da 17 anni. Con le rondinelle concluderà anche la sua carriera da giocatore nel 1966 rimanendo in città a vivere. Proprio a Brescia inizierà da allenatore, stagione 67/68. Esperienza quella che non si concluse positivamente visto che i biancoblu finirono col retrocedere in serie B.

Il nome di Azeglio Vicini, però, è destinato alla nazionale. A soli 35 anni inizia a far parte dello staff tecnico italiano.  Nel 75/76 gli viene affidata l’Under 23 ma l’Uefa che stabilisce l’Europeo giovanile per le Under 21 gli schiude le porte proprio di quella categoria. La guida degli “azzurrini” lo vede impegnato sino al 1986 anno in cui arriva la cocente delusione del secondo posto nella rassegna europea perdendo la doppia sfida con la Spagna ai calci di rigore. L’illusione del Flaminio con la vittoria azzurra per 2-1, firmata da Giannini e Vialli, viene spezzata a Valladolid dove i 120 minuti terminano col medesimo punteggio a favore degli spagnoli. La lotteria dei penalty, come spesso è accaduto nella nostra storia calcistica, ci è avversa, sbagliano Giannini, Desideri e Baroni mentre la Spagna è infallibile.

Finito il Mondiale messicano la nazionale maggiore ha bisogno di un nuovo condottiero, Bearzot lascia il testimone proprio ad Azeglio Vicini. C’è l’Europeo del 1988 in Germania da conquistare e gli azzurri, dopo una facile qualificazione, arrivano sino alla semifinale con l’Unione Sovietica. Dopo aver superato il girone a pari punti con i padroni di casa, azzurri secondi solo per la differenza reti, i sovietici non danno scampo ai ragazzi di Vicini che chiudono lì il loro cammino. La vittoria finale andrà all’Olanda di Gullit e van Basten.

Sicuramente, come abbiamo già detto, il nome di Vicini viene associato al 1990 e al Mondiale disputato tra le mura amiche. Un terzo posto amaro conquistato a Bari contro l’Inghilterra dopo la dolorosa eliminazioni ai rigori, ebbene sì ancora loro, contro l’Argentina. Una maledizione quella delle semifinali per Vicini che l’hanno visto cadere a un metro dal traguardo in entrambe le competizioni a cui ha partecipato sulla panchina azzurra. Fallita la qualificazione all’Europeo del 1992 termina la sua esperienza con l’Italia sostituito da Arrigo Sacchi. Le ultime sue panchine saranno poi a Cesena e Udine. Occupazioni successive saranno poi in società a Brescia e in seguito come presidente del settore tecnico alla FIGC.

Fonte borderline.com

Vicini ha avuto a che fare con molti calciatori ma a tre nomi su tutti possiamo legare il suo nome: Roberto Mancini, Roberto Baggio e Totò Schillaci.

L’attuale c.t. della nazionale ha avuto un rapporto di luci ed ombre con la maglia azzurra da giocatore. Proprio sotto la guida di Vicini ha esordito in Under 21 segnando poi il suo primo gol con l’Italia maggiore alla Germania Ovest nell’Europeo tedesco. Alcuni dissapori con il commissario tecnico lo portano sì alla convocazione per il Mondiale del ’90 dove, però, non scenderà mai in campo. Un fatto che provocò la rabbia del Mancio ma per il quale a distanza di anni lo stesso Vicini parlò così alla Gazzetta dello Sport: “Ho un rimpianto, non aver fatto giocare neanche un minuto a Roberto durante il Mondiale delle Notti Magiche, e questo gliel’ho confessato più volte quando ci siamo incontrati a distanza di anni”.

Per quanto riguarda Baggio e Schillaci fu proprio Vicini a farli esordire in nazionale maggiore. Il “divin codino” iniziò così la sua avventura azzurra incantando soprattutto con il gol alla Cecoslovacchia e proseguendo poi nei mondiali successivi. Schillaci fu convocato per la prima volta addirittura a ridosso del palcoscenico mondiale dove dal gol contro l’Austria, subentrando a Carnevale, diventò l’uomo simbolo e capocannoniere del torneo con 6 reti.

Azeglio Vicini se n’è andato a Brescia, il 30 gennaio del 2018 e di lui ci rimangono il suo stile, la sua educazione, la pacatezza in ogni suo intervento. Proprio a noi di Passione del Calcio rilasciò un’intervista a fine 2013 riguardo il Mondiale brasiliano che si sarebbe giocato l’estate successiva. Lo vogliamo ricordare attraverso quell’incontro con noi.

Un saluto caro Azeglio.

Glauco Dusso

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