Dopo gli anni difficili arriva un momento di tranquillità, almeno psicologico. Nonostante gli stop durante il periodo al Brescia Roby finalmente si sente capito, perché ha trovato un presidente e soprattutto un allenatore che credono in lui
“Ho conosciuto molti allenatori. Alcuni erano bravi, altri meno. Con alcuni, la maggioranza, ho legato. Con Carletto Mazzone, l’uomo che mi sarebbe piaciuto incontrare prima, è stato feeling a prima vista. Era completamente naturale. L’allenatore che avevo sognato: schietto, sincero, lontano da ogni ipocrisia, da ogni invidia, totalmente insensibile al fascino del potere autoritario, alle adulazioni interessate. Se il calcio fosse popolato da tanti Mazzone, sarebbe ancora quello che appariva ai miei occhi di bambino, lo sport più bello del mondo. I talenti che non avrebbero timore di manifestarsi, i giovani non avrebbero fretta nel maturare, i professionisti onesti saprebbero che c’è qualcuno su cui fare conto”. Queste le parole pronunciate da Baggio, un professionista onesto che incontra l’allenatore dei sogni. Con lui torna il gusto di divertirsi perché c’è un rapporto profondo e autentico. Si può ancora vedere il calcio come una fiaba romantica se si intercetta la persona giusta con cui viverla. Anche se in ritardo questa persona (e la sua telefonata) arriva:
Le 37 rime biancoblu targate Roby Baggio
“Ma non vuoi fare più il giocatore? Verresti a Brescia?”
Affermativa è la risposta all’allenatore che ha prescia
Si apre un periodo d’oro tra la gioia incontenibile di Corioni
E quella dei tifosi con i loro cori e striscioni
Da “Tutto il mondo sa che biancoblu del Brescia è la sua maglia,
quando in campo va in ogni stadio ci sarà battaglia
…sei sempre tu che ci porti in vantaggio,
facci sognare Roby Baggio”
al bellissimo attestato di affetto “Dio c’è e ha il codino”
lo slancio per lui è davvero genuino
Il campionato non parte bene, è in salita con lo stop muscolare
Pirlo lo serve per rifilare un pesce d’aprile alla Juve in particolare
Stop a seguire, finta e contro finta, salta il portiere
Questo è un gol da vedere, vedere e poi ancora rivedere
Roby comincia a macinare alla grande e segna a raffica
E’il momento in cui la forma incontra l’idea romantica
A Lecce ne segna tre, uno direttamente da calcio d’angolo
Agguantato il settimo posto e l’Europa grazie all’idolo
Al secondo anno arrivano Toni e Guardiola
Sugli spalti l’entusiasmo vola
Si pareggia di rimonta contro l’Atalanta
E’ sempre Roby che incanta
alla curva avversaria “Se famo er 3 a 3 vengo là sotto” inveisce Mazzone
la corsa è storia, così veloce che Carletto sembra il suo clone
Dopo 9 giornate 8 gol e una forma strepitosa
Arrivano però gli infortunii e la riabilitazione faticosa
Quasi 3 mesi di stop fino alla Fiorentina
E’ autore di una doppietta zuccherina
Con un gol al Bologna nell’ultima giornata
Salva la squadra da una retrocessione annunciata
Trapattoni lo tiene presente per il mondiale imminente
Ma non convocandolo poi delude le aspettative della gente
Il 14 marzo 2004 sigla il gol numero 200 contro il Parma
Proprio nella città emiliana si fece male…è il riscatto del karma
A fine stagione-carriera sono 205…quanto ti ammiro!
Tutti in piedi per te nel tributo finale di San Siro
“Ah da quando Baggio non gioca più” ora ripensandoci sospiro…
Roby, dopo l’Inter, è di nuovo su piazza, in cima alla lista dei desideri di tante provinciali, tutte squadre in cerca del campione che fa vendere le maglie e aumentare il numero degli abbonamenti. Le offerte non mancano: Reggina, Bologna, Vicenza e Brescia. Baggio deve scegliere e trovare gli stimoli giusti perché ha un obiettivo in testa: giocare il Mondiale asiatico. Chi rappresenta il plus-valore facendolo decidere? Carletto ovviamente. Firma col Brescia: “Gli dissi subito di sì, fu amore a prima vista. Feci un contratto unico nel suo genere: legai la mia permanenza a Brescia a quella di Mazzone. Il giorno che Mazzone non ci fosse stato più, me ne sarei andato anche io. Era una clausola fondamentale, per me. Avevo 33 anni passati: te lo immagini se Mazzone lo esonerano, e al suo posto chiamano uno di quelli col culto della personalità? Non ho più l’età per rischiare certe situazioni…”. Quanto sono potenti queste parole? Carletto è così importante da essere la conditio sine qua non per restare. In lui si riconosce, con le dovute differenze, e attraverso di lui si esalta. E’ bello trovarsi ed esprimersi senza filtri, sentirsi accettato nell’intimo, come calciatore, ma soprattutto come uomo. Basta leggere le dichiarazioni semplici e chiare di Carletto: “Gestire Roberto Baggio è stata una passeggiata. Era un amico che mi faceva vincere la domenica. E’ stato uno dei più grandi, ma è stato più grande come uomo. L’uomo supera il giocatore. E’ un uomo per bene che da grande ha fatto il calciatore”. Non avevamo dubbi Sor Magara…è il motivo, infatti, di questa rubrica in suo onore, finita la quale non verrà dedicata più a nessuno come fece il Brescia con la gloriosa numero 10.
P.s. Il prossimo appuntamento è per il 18 novembre con ciò che dicono di lui, le doti tecniche e l’addio al calcio
Foto prese da: BlogTheThao, ReggionelPallone, Corriere dello Sport e RobyBaggio10.altervista
Erika Eramo