Quando alla Juventus gli spazi diventano troppo esigui si apre un nuovo capitolo al Milan. Poi arrivano il Bologna e l’Inter. In questi anni cominciano le prime problematiche con gli allenatori ma Roby non si arrende mai
In un’intervista di Walter Veltroni alla domanda sul valore più importante da trasmettere ai propri figli il nostro amatissimo Baggio ha risposto così: “L’umiltà: se sei umile non hai paura di imparare. Nella mia vita ho ricominciato mille volte da zero. E’stato un eterno gioco dell’oca. Arrivavo alla casella finale e poi, per un incidente, dovevo ripartire da capo. Ma se sei umile non hai difficoltà ad affrontare le sfide. Gli arroganti temono il futuro, gli umili lo cercano. Se vuoi essere qualcuno, nella vita, devi essere umile”. Questa è forse una delle lezioni più grandi da apprendere guardando alla carriera del campione e alla vita dell’uomo. Roby ha lottato come una tigre, non rifiutando i problemi (vedi gli infortuni e gli scontri con gli allenatori), ma calandosi in essi per superarli in un triplo salto mortale. Vediamo insieme cosa è successo negli anni del Milan, Bologna e Inter:
Tre squadre per un’unica emozione
Al Milan per vincere ci vuole una nuova risorsa
È Baggio…ma il sergente Capello lo sostituisce in corsa
Bisogna optare per un 4-3-3 con un attacco stellare
Con Savicevic e Weah ecco il tridente per regnare
Tra tanti campioni però gioca meno del previsto
Dà noia un esubero di stelle in campo, in particolare il divin acquisto
E’ il ‘95-‘96 anno della numerazione fissa e del nome sulla maglia
Per il 10 vince il montenegrino la prima battaglia
Roby opta per il 18 e dà prova di sè in 5 minuti contro il Padova
Assist per Weah, poi rete di testa ai danni dell’Udinese…il pubblico lo approva
Si ripete contro l’Atalanta ma dopo il ko a Bari
Tutto è in discussione, ci sono cambiamenti vari
I momenti di gloria arrivano contro il Bordeaux di Zidane: è doppietta
Quando ha di fronte la Sampdoria invece di applausi fa incetta
Con due dribbling mette a sedere i difensori
Un missile sotto l’incrocio ed ecco di nuovo la standing ovation, i riflettori
Alla penultima sfida contro la Fiorentina si vince lo scudetto
con un suo implacabile rigore dal dischetto
La seconda stagione è all’insegna di panchina e confusione
Tabarez crede in lui ma poi torna la stessa situazione
Sacchi, i vecchi fantasmi e la stagione fallimentare aggravano tutto
si richiama Capello che fa capire che Roby rimarrà all’asciutto
Si deve cambiare aria, salta la trattativa col Parma e arriva il Bologna
22 reti e come a Firenze un’intera città finalmente sogna
Serve conquistarsi una convocazione di Cesare Maldini
Il mondiale francese è alle porte e non si possono deludere i beniamini
“Baggio rappresenta l’italianità, la fantasia, il bel calcio” dirà il presidente Gazzoni
Uno come lui di giocatori ne vale milioni
Il 18 luglio è ufficiale ed è nuova vita
Il taglio al celebre codino ne è la prova ardita
La maglia rossoblù porta assist e gol da funambolo
Nonostante i contrasti con Ulivieri non siano un buon preambolo
Passa all’Inter in un’annata non idilliaca
Per i tifosi averlo in squadra un’avventura quasi dionisiaca
Storica doppietta contro il Real Madrid campione in carica
Segna poco perché 4 sono gli allenatori ma la mentalità è unica
Precipita ancora con Lippi ma è comunque decisivo
Grazie a lui si raggiunge il quarto posto antidepressivo
Protagonista nella finale di Coppa Italia e contro il Parma nel famoso spareggio
In cui segna due gol significativi che salvano il tecnico di Viareggio
Lui va oltre i rancori personali
Ciò che conta è dare ai tifosi emozioni celestiali
Sono bastate due stagioni al Milan e all’Inter, una sola al Bologna per far sì che Roby lasciasse il segno. Forse è proprio questo il punto: chi è capace di fare la differenza nonostante il breve periodo e le pessime condizioni in cui si trova dà fastidio. Chi è diverso scompagina i piani e i tatticismi, quindi risulta ingombrante. Sacchi, Ulivieri e Lippi con cui non si è mai preso lo dimostrano. Tre allenatori dalla personalità forte che mal digerivano quest’uomo così discreto e allo stesso tempo costantemente al centro della scena. Qualcuno potrebbe obiettare: e allora perché Maradona, altrettanto uomo-simbolo, non ha avuto gli stessi problemi? Questione di carattere. Diego era un leader, un caciarone, un aggregatore: era al centro di tutto e voleva starci. Roberto ci stava suo malgrado. Questa discrepanza tra ciò che sei nell’intimo e ciò che proiettano su di te gli altri è una voragine da cui si viene inghiottiti. Colui che sprofonda non è chi la provoca ma chi la vede perché ne è impaurito. Tutto ciò che non è gestibile allontana e deve essere tenuto a debita distanza. Come? Trovando pretesti come la forma fisica non al top per esempio. Per fortuna per Roby, dopo l’Inter, si aprirà una gloriosa scia, l’ultima in carriera, ma questa la analizzeremo tra un mese.
P.s. Il prossimo appuntamento è per il 18 ottobre con il Brescia e Carletto Mazzone.
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Erika Eramo