Intervista all’ex calciatore di Lazio e Atalanta, oggi tecnico della Primavera della Ternana
Da giocatore era uno di quei difensori difficili da affrontare, di quelli vecchia scuola che “mordevano” le caviglie degli attaccanti. Da Verona, a Bergamo, per poi passare alla Roma, dove però non ha avuto molta fortuna. Il ritorno a Bergamo e la successiva esperienza a Lecce gli aprono di nuovo le porte della Capitale, stavolta però alla Lazio, dove ha vissuto sei anni molto importanti. Una volta appese le scarpette al chiodo non si è perso d’animo ed ha subito intrapreso la carriera di allenatore dedicandosi ai settori giovanili. Dopo essere passato da Nocera e nuovamente da Formello, oggi a Terni sembra aver trovato la sua dimensione ideale. Magari in futuro riuscirà a ritagliarsi un suo spazio nel grande calcio, così come avvenuto da calciatore, ma vista la sua preparazione e la sua grinta le possibilità ci sono tutte.
Quali sono stati i passaggi più significativi della sua carriera e quali sono stati gli allenatori che le hanno dato qualcosa in più?
Sono stati diversi i passaggi significativi della mia carriera, almeno due, tre importanti. Il primo è l’esordio in Serie A con il Verona, poi il passaggio in una grande squadra come la Roma, anche se non ho avuto molta fortuna lì. Successivamente mi sono rimesso in discussione in piazze come Bergamo e Lecce, prima del passaggio alla Lazio in cui ho trascorso ben sei anni togliendomi diverse soddisfazioni, come la vittoria della Coppa Italia e della Supercoppa Italiana, la partecipazione alla Champions League totalizzando circa 190 presenze. Tra gli allenatori che mi hanno dato qualcosa in più ci sono sicuramente Delio Rossi e Gigi Cagni che mi ha fatto esordire nella massima serie, ma anche Vavassori, che è stato molto importante nel mio periodo a Bergamo.
Lei è uno dei pochi calciatori ad aver indossato sia la maglia della Lazio sia quella della Roma. Sicuramente in biancoceleste ha avuto maggiori soddisfazioni. Come se lo spiega e cosa non ha funzionato sulla sponda giallorossa?
La Roma in quel periodo era una formazione di livello, che lottava su tre fronti e con un allenatore esigente come Capello. Si affidava ad una cerchia di 13-14 giocatori che riteneva più affidabili lasciando un po’ da parte gli altri. Inoltre durante la mia stagione romanista ho subìto un infortunio serio che mi ha tenuto lontano dal campo per oltre tre mesi. Riuscii a collezionare otto presenze tra campionato e coppe, ma forse avrei meritato qualche occasione in più.
Come vede il derby di domenica? Chi ci arriva meglio?
Secondo me la Lazio, sia da un punto di vista psicologico, sia da un punto di vista fisico. Se dovessi esprimere delle percentuali direi 51 a 49 in favore dei biancocelesti, anche se il derby è sempre una partita a sé stante. La Roma è una squadra di valore assoluto, ma in questa stagione è sempre mancata negli appuntamenti decisivi, a prescindere dalla competizione.
Lei come viveva le stracittadine e quale porta maggiormente nel cuore?
Le vivevo con attesa e con la voglia di far bene per me, per la squadra e per il popolo laziale visto che l’atmosfera del derby è sempre incredibile in città. A volte anche se non se ne parla si percepisce comunque. Allo stesso tempo non le ho mai affrontate con senso di rivalsa visti i miei trascorsi in giallorosso. Porto nel cuore il derby del dicembre 2006, quello che vincemmo 3-0, ad oggi il maggiore scarto in un derby a favore della Lazio. Sono orgoglioso di aver fatto parte di un pezzo di storia così importante.
Il pronostico per la finale di Coppa Italia tra Juventus e Lazio pende dalla parte dei bianconeri. Che mossa si aspetta da parte di Inzaghi per arginare la formazione di Allegri?
Stiamo parlando di una corazzata che vuole vincere tutto, ma in una partita secca si azzera tutto, i pronostici sono solo sulla carta o comunque ipotetici. La Juventus proverà a fare la partita, mentre la Lazio anche in virtù del suo straordinario tridente agirà di rimessa, ma ripeto al contrario di quello che può essere un cammino come quello del campionato, in una sfida unica nonostante la differenza di valori tutto può succedere e quindi in questo caso dico 50 e 50.
Rimanendo sulla Vecchia Signora, può essere davvero l’annata buona per tornare a vincere la Champions League e tentare l’assalto al triplete?
Sì, penso proprio di sì. Al contrario di quanto si possa pensare non credo che la compagine torinese sottovaluti l’impegno in semifinale con il Monaco, ritengo che arriverà in finale di Champions League e che possa davvero vincere tutte e tre le manifestazioni.
Per quanto riguarda i verdetti del campionato, chi secondo lei si qualificherà per l’Europa League e chi invece riuscirà a centrare la salvezza?
Lazio e Atalanta sono messe meglio e ritengo che non avranno molti problemi a raggiungere l’obiettivo. Più incerta la situazione inerente l’ultimo posto utile, con Milan, Inter e Fiorentina ancora in corsa. Tutte e tre sono state molto discontinue, anche i rossoneri che sembravano essere messi meglio hanno perso inaspettatamente con l’Empoli. Ritengo comunque che saranno le due milanesi a contendersi la sesta posizione fino all’ultimo. Per quanto concerne la salvezza, nonostante l’ottimo rendimento del Crotone nelle ultime settimane, penso che la classifica rimarrà invariata e che le ultime tre retrocederanno in Serie B. Cinque punti di vantaggio da parte dell’Empoli sono tanti, ci vorrebbe un vero e proprio miracolo sportivo da parte dei calabresi.
In Serie B, il Verona squadra in cui lei ha militato tra il ’96 e il ’98 nonostante una rosa molto attrezzata sta vivendo diversi alti e bassi. Crede riuscirà ad ottenere la promozione diretta in Serie A?
Bella domanda. Ad inizio stagione l’Hellas Verona sembrava aver ammazzato il torneo cadetto, poi ha provato a un po’ a “gestire”, ma in un campionato così lungo come quello di B non ci si può permettere delle leggerezze simili. Ha comunque una rosa importantissima e dunque può farcela. In generale, eccetto la Spal che si appresta al ritorno in Serie A dopo tantissimi anni, le altre hanno avuto fasi alterne. Dovranno essere brave quelle dietro come ad esempio Perugia e Benevento a non farsi staccare onde evitare che non si disputino i play off.
Che valutazione dà alla sua carriera di allenatore e quali sono i suoi programmi futuri in tal senso?
Positiva, finora mi sono misurato con squadre composte da ragazzi. Sono partito dalla Nocerina allenando la Primavera, poi le giovanili della Lazio ed ora sono alla Ternana Primavera dove sto portando avanti un lavoro importante. Il valore di un allenatore si misura dai miglioramenti che ottiene la squadra sotto la sua gestione e quest’anno con la primavera rossoverde ce ne sono stati diversi. Tra andata e ritorno abbiamo dimezzato i goal subiti e anche per quel che riguarda quelli realizzati siamo sensibilmente migliorati. Così sto costruendo il Sebastiano Siviglia allenatore, vedendo in termini numerici quali sono i progressi del gruppo che alleno.
A chi darebbe la palma di miglior allenatore di questa stagione?
Sono diversi gli allenatori che hanno fatto bene, ma bisogna valutare il materiale a disposizione. Sicuramente Allegri, Semplici, Stroppa e i fratelli Inzaghi hanno fatto benissimo, ma se nel caso di Juventus e Lazio certe posizioni sono la normalità, vedere l’Atalanta al quinto posto è una vera e propria sorpresa che in pochi avrebbero immaginato. Gasperini è stato capace di valorizzare tantissimi giovani, alcuni provenienti da campionati inferiori e quindi se devo sceglierne uno indico lui.
Antonio Pilato
Un ringraziamento speciale va a Sebastiano Siviglia per essersi prestato a quest’intervista
Immagine presa da forzaroma.info