Quattro chiacchiere con il famoso “Penna Bianca” tra passato e presente
Nella carriera degli attaccanti, almeno di quelli bravi, segnare gol è quasi una consuetudine, ma non tutti possono vantarsi di segnare un gol che ti rende immortale. Questo è il caso di Fabrizio Ravanelli grandissimo bomber degli anni ’90 e 2000, esploso nella Juve, emigrato per cercare (e trovare) fortuna in Inghilterra, sempre con la stesso vizio, quello di fare gol. L’esperienza estera non è terminata lì, Francia, ancora Inghilterra e Scozia, con in mezzo uno scudetto alla Lazio, prima di chiudere la carriera nella sua Perugia.
Quel gol che i tifosi della Juventus non scorderanno mai ha una data ben precisa: 22 maggio 1996, finale di Champions League contro l’Ajax. Stadio Olimpico di Roma, un’occasione da non perdere. Come avete vissuto quella vigilia?
“Abbiamo preparato davvero tanto quella partita. Appena finito il campionato la testa era rivolta solo a quel match. Giocavamo contro l’Ajax campione d’Europa, forse la squadra più forte del mondo, sapevamo quanto fosse dura, ma la nostra determinazione era troppo alta, avevamo una voglia impressionante, la giusta cattiveria agonistica. Era tanti anni che a Torino non si vinceva questa coppa, l’unica vinta poi era stata all’Heysel in circostanze drammatiche. Poi ogni giocatore, non sa quante occasioni così possono capitare in una carriera, noi volevamo vincere e lo abbiamo fatto”.
Dopo quella vittoria, quel gol, Moggi decide di cederti all’estero, Inghilterra, precisamente al Middlesbrough, avevi immaginato un esordio del genere?
“Prima assoluta in casa contro una grande come il Liverpool, uno spettacolare 3-3 con mia tripletta. Un esordio davvero scoppiettante. Il pubblico che cantava il mio nome, per quello che è riconosciuto ancora oggi come il miglior esordio di uno straniero nella Premier League. Un ricordo fantastico di quella partita e dell’intera esperienza inglese”.
Per te esperienze fuori dallo “stivale” anche OM, Derby County e Dundee, quali sono le differenze maggiori?
“In Inghilterra il calcio è spettacolare, privo di tatticismi, c’è la vera essenza dello sport, cioè quella di prevalere sull’avversario. In Francia il gioco è molto veloce e fisico con buone qualità tecniche. Il nostro calcio è il più tattico e sicuramente difficile”.
Parentesi Nazionale, 22 presenze con 8 gol, tra cui quello all’esordio contro l’Estonia, un Europeo disputato in Inghilterra ed un mondiale, quello di Francia, saltato proprio alla fine, causa polmonite. E’ il tuo rammarico più grande?
“Purtroppo nell’arco della carriera capitano questi incidenti di percorso. Momenti difficili sono inevitabili, questo malanno mi ha precluso la possibilità di giocare un mondiale, ma nella mia carriera sono stato fortunato con gli infortuni, ho giocato sempre con continuità senza avere stop gravi”.
Un parere sulla stagione appena iniziata. Favorite, sorprese?
“La Juve è ancora la favorita numero uno in Italia. Penso non gli manchi nulla per trionfare anche in Europa e speriamo possa farcela quest’anno. Nelle coppe ci vuole tempo, l’acquisto di Higuain non significa vittoria assicurata, ma non vincere non sarebbe un fallimento, l’importante è trovarsi stabilmente tra le migliori quattro. Tra le rivali bianconere in Italia, le più accreditate sono Napoli, Roma ed Inter. Il Milan con Montella sta andando bene, ma è presto per dare giudizi e capire se possa tornare al vertice. Siamo solo all’inizio, cinque giornate non dicono nulla di una stagione. La Juve l’anno scorso aveva 12 punti dopo dieci partite, poi sappiamo come è andata a finire. Mi è piaciuto molto finora il Sassuolo che ormai non è più sorpresa, ma una piacevole realtà, mentre tra i giocatori mi ha sorpreso Verdi”.
Una battuta sul tuo Perugia e per chiudere in giro vedi un nuovo Ravanelli? Attaccante preferito?
““Spero manchi poco al ritorno in serie A, l’avvio non è stato dei migliori, ma si possono centrare i playoff per puntare alla promozione. In tanti come erede hanno detto Zaza, è vero, ha qualcosa di simile, ma secondo me nel panorama calcistico attuale non c’è un attaccante simile a me. Per quanto riguarda il centravanti in generale, tralasciando Messi e Cristiano Ronaldo che sono il top, ammiro molto Ibra un giocatore che sposta davvero gli equlibri”.
Chi da bambino, su un campetto di periferia o per strada, non ha ricopiato la sua celebre esultanza? Maglietta sopra la testa e corsa all’impazzata a braccia larghe. La gioia incontenibile del gol, l’essenza di questo sport. Un entusiasmo per il calcio che si evince anche da questa intervista a ruota libera. Grazie Ravanelli per la disponibilità e soprattutto…per quel gol!!
Foto presa da: www.ibianconeri.it
Emanuele Tinari