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Fabio Liverani: “Il derby capitolino in semifinale ha un’importanza assurda per la città”

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Intervista con l’ex centrocampista di Lazio, che ha parlato a Passione del Calcio della sua carriera oltre che del momento attuale dei biancocelesti

Fabio Liverani, qualità e geometrie al servizio della squadra, uno degli ultimi veri registi puri che il calcio italiano ha sfornato. Il suo sinistro vellutato ha incantato piazze importanti come Roma (sponda laziale), Firenze e Palermo. Gli anni migliori li ha trascorsi all’ombra del Colosseo (dal 2001 al 2006, 156 presenze tra campionato e coppe condite da 10 marcature), mentre da allenatore dopo i tentativi con Genoa e Leyton Orient non ha ancora trovato la sua dimensione ideale, ma il tempo è senz’altro dalla sua parte (compirà 41 anni il prossimo 29 Aprile).

Si può dire che la svolta decisiva della sua carriera sia stato il passaggio alla Lazio dopo gli anni positivi di Perugia ?

Sì. Il passaggio è stato da una piccola squadra in quel momento ad una top club che giocava la Champions League e per questo è stato il salto più grande.

Come è stato il primo periodo in biancoceleste, con i tifosi che la accusavano per la tua presunta fede romanista ?

I primi tempi fuori dal campo è stato abbastanza difficile per questo ambiente un po’ ostile, però i compagni, la società e l’allenatore mi hanno sempre stimato dal primo giorno e grazie a loro riuscivo a non pensare a questi aspetti esterni.

Che squadra era la “Banda Mancini” e che ricordo ha di quei due anni contrassegnati anche dalla difficile situazione societaria ?

Era una banda di amici, di giocatori forti, con qualità umane e calcistiche eccezionali e quindi abbiamo ottenuto dei risultati importanti pur avendo una società in grave difficoltà economica e un gruppo che non percepiva gli stipendi per cinque o sei mesi, però l’unione, la forza, l’obiettivo calcistico era talmente più forte che siamo riusciti a fare qualcosa di straordinario.

Firenze e Palermo sono state le ultime due tappe del suo percorso da calciatore. Che ricordo ha di queste due piazze ?

Firenze eccezionale. Una città, una società e un gruppo fantastico. La prima stagione con la penalità a -19 ci ha unito ancora di più, siamo diventati veramente una famiglia. Siamo arrivati fino alla Coppa Uefa totalizzando 73 punti senza la penalità, quindi un’annata stratosferica culminata con la semifinale persa ai rigori contro i Glasgow Rangers nella stagione successiva. Due anni bellissimi, un mix di giocatori di esperienza e giovani di qualità, che poi hanno calcato i palcoscenici della Serie A per tanti anni. Per quanto riguarda Palermo, anche lì un nuovo ciclo, quando arrivai lì la squadra era quasi completamente cambiata, tanti acquisti e calciatori del calibro di Cavani, Pastore, Bresciano, Simplicio, Bresciano, Nocerino e Sirigu. Un triennio molto importante finito con la finale di Coppa Italia persa contro l’Inter allo Stadio Olimpico, ma con il ricordo di aver portato 40000 persone da Palermo nella Capitale.

Le sarebbe piaciuto fare qualcosa di più in Nazionale o è contento di ciò che è stato ?

La mia volontà ovviamente era quella di migliorami sempre, ma nel ruolo in quel periodo c’era Pirlo e quindi non era semplice trovare spazio. Ho avuto la fortuna di giocare in Nazionale, di esordire e per uno che ha fatto tutte le categorie come me è il massimo. Arrivare a vestire la maglia azzurra da titolare e da protagonista anche se in poche occasioni è qualcosa di indelebile per un calciatore.

Passando all’attualità, cosa pensa invece della Lazio di oggi ? Si può puntare alla Champions o l’Europa League è più alla portata ? E sul derby in semifinale di Coppa Italia ?

La società insieme ad Inzaghi e ai componenti della rosa hanno fatto fino ad oggi un percorso eccezionale. Penso sia molto difficile per la Champions League, molto più probabile l’approdo in Europa League. La semifinale con la Roma un’importanza terribile sulla città, ma manca ancora tanto.

Simone Inzaghi nonostante qualche piccolo passo falso si sta ben distinguendo, se lo aspettava ad inizio campionato ?

Sì. Reputo Simone un ragazzo intelligente curioso e competente, ero sicuro che poteva fare bene. L’importante per un allenatore giovane è il supporto della società e una squadra di qualità e credo che in questo la Lazio sia strutturata bene e ciò lo ha aiutato in questo percorso.

Per quanto riguarda la sua carriera da allenatore, quali sono i tuoi progetti futuri dopo le esperienze al Genoa e al Leyton Orient ?

Sono in attesa, ho avuto dei colloqui che non ho ritenuto soddisfacenti, aspetto l’occasione, il progetto giusto, la società che abbia voglia di fare qualcosa con me seriamente. Aspetto, ma senza tanta fretta.

Antonio Pilato

Ringrazio sentitamente Fabio Liverani per avermi concesso questa intervista.

Immagine presa da napolisport.net

 

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