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Lionello Manfredonia: “Roma-Lazio sarà la sfida tra Di Francesco e Inzaghi”

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Dopo Italia-Svezia che ci ha escluso dalla partecipazione al prossimo Mondiale russo e in vista del derby di domani abbiamo rivolto qualche domanda ad un ex stopper-centrocampista della Nazionale, delle due squadre capitoline e della Juve in cui ha vinto un scudetto

Questa settimana è iniziata con quella che è stata definita una disfatta, l’Apocalisse del nostro calcio. L’Italia, dopo 60 anni, non andrà al Mondiale. Quali le cause?

E’ facile quando si perde prendersela con l’allenatore. Il primo capro espiatorio è sempre lui. D’altra parte un po’ di confusione generale da parte di Ventura c’è stata. Mi sono iniziato a preoccupare quando non vidi tra i convocati un talento come Berardi perché non rientrava in un certo schema di gioco.

In particolare sulla partita Italia-Svezia?

Non ho visto giocare Insigne, fondamentale ai fini del risultato. Ventura ha fatto entrare nel secondo tempo El Shaarawy e Bernardeschi che sono simili per caratteristiche offensive. Sono tutti sintomi, ripeto, di una grande confusione.

Cosa non va in generale rispetto al passato?

Vanno sempre fatti giocare i giocatori migliori e più in forma, adeguatamente impiegati nel loro ruolo. Ormai è diventato troppo facile giocare in Nazionale. Basta indovinare due partite e si viene convocati. Non dovrebbe essere così scontato invece.

Può essere questa grande delusione un’occasione per rifondare il sistema calcio, ripartendo meglio di prima?

Possiamo nei prossimi anni tornare ad essere competitivi ma comunque non saremo all’altezza di squadre come Germania, Brasile e Spagna.

Le piace Carlo Ancelotti come futuro ct della Nazionale?

Ancelotti è molto bravo, ma vorrei sulla panchina azzurra uno straniero super partes. Vedrei molto bene un allenatore con una grande personalità come José Mourinho oppure l’allenatore del Liverpool, Jurgen Klopp.

Passando dalla Nazionale al campionato domani si giocherà un derby importante anche ai fini della classifica. Chi saranno i protagonisti?

Gli allenatori Di Francesco e Inzaghi con le loro mosse tattiche saranno i veri artefici del risultato. Stanno facendo molto bene entrambi. Prevedo un derby spettacolare.

A proposito di derby è difficile mantenere un clima sereno per il significato che ha. Lei che è stato, in quanto ex, oggetto di contesa da parte dei tifosi (mi riferisco in particolare al gruppo Anti Manfredonia creato dai romanisti) come lo ha vissuto?

Mi ha aiutato il carattere. Alcuni giocatori troppo emotivi subiscono questo genere di cose perché non riescono a gestire la pressione. Per fortuna ho sempre mantenuto un certo distacco, mostrandomi indifferente a determinati episodi.

C’è qualche squadra che l’ha sorpresa nel bene o nel male?

Nessuna sorpresa in questo avvio di campionato. Sono al vertice le squadre che mi aspettavo.

Cosa pensa del capitano Wilson, che ebbe l’onore di sostituire proprio il giorno del suo esordio con la maglia della Lazio?

Avevo coronato il mio sogno di esordire all’Olimpico e mi diede una grossa soddisfazione sostituire quello che era per tutti una figura leggendaria.

Lei che ha lavorato come responsabile dei settori giovanili, negli ultimi due anni al Brescia, quanto è importante puntare sui vivai?

Importantissimo. I problemi, in gran parte, nascono da lì. Per i giovani che iniziano ci vogliono formatori all’altezza, pagati il giusto e non con un semplice rimborso spese. Gli investimenti sono troppo bassi. Mancano proprio le strutture per allenarsi. La scuola poi non dà una mano. Bisognerebbe guardare all’estero, ai college dove i ragazzi studiano e giocano. Rifacciamoci a quel modello lì. I centri federali per i dilettanti, così come sono organizzati, non si avvicinano minimamente ai centri federali tedeschi, francesi ed inglesi, ma sono solo un palliativo per ottenere voti. In generale i settori giovanili sono solo un peso per le società, salvo qualche rara eccezione come l’Atalanta.

Foto presa da: TuttoMercatoWeb.com

Erika Eramo

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