Per capirne di più sul progetto ormai tramontato della SuperLega e sugli eventuali sviluppi abbiamo contattato il giornalista esperto di economia e politica dello sport, ex Assessore allo Sport e Giovani della Regione Lombardia e Presidente dell’Unione Stampa Sportiva Italiana (USSI) per dieci anni
A tu per tu con il giornalista, in Rai da 22 anni, della storica trasmissione radiofonica “Tutto il calcio minuto per minuto” Filippo Grassia, il quale cura la rubrica “La moviola? Guardiamola alla radio”. Collabora e ha collaborato con Il Guerin Sportivo, giornale che ha anche diretto, il Corriere dello Sport, Mediaset, TeleMonteCarlo e Sky. È stato poi responsabile delle pagine sportive de La Stampa. Numerosi i libri a sua firma. E’ professore universitario, ha insegnato in diverse facoltà in Italia.
Ora dopo il fallimento della SuperLega cosa ci dobbiamo aspettare?
Innanzitutto la situazione è precipitata in sole 48 ore. I promotori di questa iniziativa non avevano tenuto conto del governo del calcio, delle altre società non coinvolte e soprattutto non hanno considerato il parere dei tifosi che è alla base di tutto. Ha ragione Rummenigge, ex attaccante dell’Inter e ex Presidente dell’ECA, questo giochino della SuperLega è stato un segnale forte da parte dei top club per cercare di diminuire i debiti, aumentati in molti casi causa covid, ma comunque alcune società erano già in rosso prima della pandemia. Sarà fondamentale anche ridurre le spese. E’ avvenuto uno scossone, ma non credo che questo nuovo formato della Champions futura possa portare a molti più ricavi. Non dimentichiamoci che comunque JP Morgan concedeva un prestito ai grandi club per la SuperLega, inoltre ci sarebbero state troppe partite.
Ora la Uefa ha nel mirino il Real Madrid, la Juve e il Barcellona, le ultime ad abbandonare la nave, vedremo come si procederà. Servirebbe introdurre un salary cup per avere più equilibrio che è la regola principale dello sport.
Non le sembrano esagerate le dichiarazioni del tecnico nerazzurro Antonio Conte quando afferma che sarebbe bello spodestare il regno Juve…l’Inter sta facendo cose straordinarie…abbiamo una buona classifica…in questo momento c’è pressione…quando ormai lo scudetto è praticamente vinto, non ci sono rivali all’altezza e la Juventus si è autoeliminata dalla corsa al tricolore?
Sono dichiarazioni oltre il lecito. Conte ha bisogno di un nemico per dare il meglio di sè. Ha mandato delle frecciatine ad Andrea Agnelli. La Juve deve recitare il mea culpa per aver scelto Pirlo, un allenatore senza minima esperienza al quale serviva un periodo per apprendere il mestiere prima di sedersi sulla panchina della squadra campione d’Italia in carica. In effetti dovrebbe essere più onesto e accettare anche le critiche sul suo operato.
Che voto dà al Var?
6,5. La valutazione poteva essere migliore ma si tende ad intervenire poco sui chiari ed evidenti errori. Ultimo caso in ordine cronologico il gol annulato ingiustamente ieri al Verona contro l’Inter.
Un ricordo sui grandi giornalisti con i quali ha collaborato: Giovanni Arpino, Gianni Brera e Giorgio Tosatti?
I primi due erano dei letterati prestati al calcio alla luce della loro passione per il pallone. Brera ha creato dei neologismi che ancora oggi utilizziamo, mentre Arpino era molto attento alla parte sociale e antropologica del mondo calcistico. Tosatti per me è stato il giornalista sportivo numero uno, ogni sua lezione era oro per tutti noi allievi. Aveva reso il Corriere dello Sport un giornale di qualità assoluta. Meritava di essere il presidente della FIGC.
In che direzione sta andando il giornalismo?
Va avanti a zig e zag. Rispetto ai miei tempi ci sono più giornalisti in giro, ma vivono situazioni anomale. Una volta praticamente fin da subito chi iniziava a lavorare nel giornalismo guadagnava e aveva una carriera tracciata, poi c’erano vari livelli, ma era un lavoro vero e proprio. Oggi come dico io è un miracolo se un trentacinquenne o un quarantenne riesce a costruire una famiglia con questo mestiere, salvo casi rari. Le grandi aziende dovrebbero assumere i bravi giornalisti ma purtroppo c’è qualcosa che non va nel sistema. L’ordine, il sindacato dovrebbero intervenire nel rispetto di chi lavora gratis o quasi. Poi adesso causa covid c’è una contrazione a livello pubblicitario eclatante.
Infine è diventato molto complicato intervistare i protagonisti attuali di questo sport se non si fa parte dei grandi giornali o delle radio e tv più importanti.
Fonti foto: LabaroViola.com; PanathlonDistrettoItalia.it
Stefano Rizzo