Il noto scrittore, tifoso della Lazio, con noi ha spaziato su varie tematiche: abbiamo ripercorso la sua carriera, analizzato il momento in casa biancoceleste e tanto altro
Noi di Passione del calcio siamo molto soddisfatti di aver intervistato Federico Moccia, scrittore, regista, sceneggiatore, autore e giornalista. Nel 1986 è uno degli sceneggiatori della serie TV ‘I ragazzi della 3ª C’, mentre è regista e autore di diverse trasmissioni di intrattenimento quali Scommettiamo che…?, I cervelloni, Ciao Darwin, Chi ha incastrato Peter Pan? Domenica In, Il treno dei desideri, Citofonare Rai 2. Ha inoltre scritto romanzi di gran successo: Tre metri sopra il cielo, Ho voglia di te, Scusa ma ti chiamo amore, Amore 14, Scusa ma ti voglio sposare, dei primi due è stato anche sceneggiatore negli omonimi film, mentre per gli altri omonimi film ha ricoperto sia il ruolo di sceneggiatore che quello di regista. Dal 2010 collabora con delle rubriche sulle riviste DiPiù e DiPiù TV.
Cosa funzionò all’epoca degli anni ottanta nella serie televisiva di gran successo ‘I ragazzi della 3ª C’ ?
I fratelli Vanzina mi vollero per la mia prima sceneggiatura, fu una delle prime serie TV. I personaggi Chicco Lazzaretti, interpretato da Fabio Ferrari, e Bruno Sacchi, interpretato da Fabrizio Bracconeri, andarono proprio forte, così come avvenne per il Commendator Zampetti (Guido Nicheli). E’ una serie che colorava bene la vita di scuola dell’epoca, molto spesso la semplicità è la chiave migliore per fare successo.
Lei è stato regista e autore di innumerevoli trasmissioni note, a quale è più legato?
I cervelloni, fu una invenzione mia e di Marco Luci, oltretutto il programma era condotto dal mio amico Paolo Bonolis, poi abbiamo collaborato insieme per altre trasmissioni.
Qual è stata per lei la scintilla che ha fatto ‘esplodere’ il suo libro ‘Tre metri sopra il cielo’, pubblicato nel 1992 ma arrivato alla ribalta nel 2004?
La credibilità di quando finisce un amore, un momento doloroso. Nella prima uscita stampai a spese mie il libro presso una piccola casa editrice romana ‘Il Ventaglio’. Poi a distanza di dodici anni, grazie ad un passaparola e alle fotocopie che stampavano alcuni alunni romani, il libro divenne famoso. Uscì prima la trasposizione cinematografica rispetto alla riedizione del libro presso la Feltrinelli. Poteva avere ancora più seguito il film se fosse avvvenuto il contrario come è stato per Ho voglia di te.
In Ho voglia di te come si è sviluppata l’idea dei ‘lucchetti dell’amore’?
Dopo il successo di ‘Tre metri sopra il cielo’ vidi per strada diverse scritte simili, anche con varie battute divertenti (ride, ndr). A quel punto volevo trovare un’idea anche per ‘Ho voglia di te’ che potesse coinvolgere gli spettatori e mi venne in mente il periodo finale del militare, era abitudine incatenare il lucchetto dell’armadietto, che serviva per gli zaini, alle grate della caserma. Un lucchetto perciò che passò dal concetto di guerra a quello di amore. L’8 febbraio del 2006, il giorno prima dell’uscita del romanzo ‘Ho voglia di te’, andai a mettere un lucchetto a Ponte Milvio a Roma perchè se qualcuno leggendo il libro avesse voluto vedere la concretezza della ‘leggenda’ avrebbe trovato quel lucchetto! Dopo una settimana mi accorsi che già ce ne erano più di 150.
Lei da tifoso biancoceleste condivide la scelta del patron della Lazio Lotito di assumere il tecnico Marco Baroni?
Innanzitutto con Lotito la Lazio ha effettuato un cammino interessante, il presidente è stato capace di sanare la situazione economica del club che si era fatta molto complicata. Ha dato una possibilità a Simone Inzaghi quando non aveva minima esperienza in serie A da tecnico. Ora è l’allenatore campione d’Italia con l’Inter. Marco Baroni merita questa possibilità a 60 anni, perchè ha raggiunto grandi obiettivi ultimamente sia con il Lecce che con il Verona. Ora potrà cimentarsi a livelli più alti, portando le sue idee e potrà sorprendere in positivo. Ad esempio Nesta per noi è stato un idolo quando era calciatore, ma non è detto che come mister raggiunga grandi traguardi.
Su quali punti fermi la Lazio dovrà ripartire?
Su un gruppo basato sull’armonia e in particolare sugli ultimi acquisti che a me piacciono, su tutti Guendouzi che invece non andava d’accordo con Tudor. Sono giocatori determinati al contrario di Luis Alberto, che è stato fenomenale ma non aveva più la determinazione necessaria per fare la differenza dentro e fuori dal rettangolo di gioco.
Un suo pensiero sul libro ‘Sindrome Pandas – Il mio viaggio nell’oscurità’ scritto da Nicole Minardi? In questa opera è presente la sua prefazione.
E’ un libro meritorio basato su un progetto che merita attenzione e a me piace mettere a disposizione la mia notorietà per evidenziare il lavoro di altri. Chi soffre ha bisogno del sostegno del prossimo.
Lei nella rubrica ‘La posta di Federico Moccia’ consiglia ai più giovani, cosa direbbe a un giornalista che vuole trasformare questa vocazione in un lavoro remunerativo?
Di avere tantissima passione, di essere soddisfatti di quello che si riesce a produrre. Poi sarebbe ottimo se nel cammino si incontrassero persone disposte a credere in te!
Fonti foto: Repubblica.it; Amazon.it; TeaLibri.it
Stefano Rizzo