Abbiamo intervistato l’ex attaccante -tra i migliori della sua generazione- di Sampdoria, Parma, Fiorentina, Lazio e Siena, nonché giocatore della Nazionale degli anni ‘90, chiedendogli qualche curiosità sui suoi illustri colleghi. Il papà di Federico, giovane talento della squadra gigliata, ci ha parlato della sua carriera e di un paragone illustre che lo accomuna a Beppe Signori che domani compie 50 anni
Lei ha giocato in vari ruoli: esterno di centrocampo, centravanti, seconda punta… quale era quello più congeniale alle sue caratteristiche?
Sicuramente la seconda punta.
Il gol più bello da lei segnato e quello più significativo?
Il pallonetto in semifinale di Coppa Uefa con l’Atletico Madrid è stato sia il più bello sia il più significativo.
Di quella Coppa Uefa del ‘99 vinta è stato anche capocannoniere. E’ la soddisfazione più grande?
La soddisfazione più grande è stata vincere lo stesso anno Coppa Uefa e Coppa Italia col Parma (oltre a quella con la Fiorentina nel 2000-2001) e ritornare a giocare nonostante i gravi infortuni subiti.
Il compagno con cui si è trovato meglio e il mister che ha avuto un impatto maggiore nella sua carriera?
Ho avuto la fortuna di giocare con calciatori del calibro di Mancini, Crespo e Batistuta e mi sono trovato bene con tutti. In particolare con Mancini avevo 18 anni e poi lui mi ha voluto alla Lazio quando di anni ne avevo 32, cosa curiosa. Anche per gli allenatori non mi posso lamentare, perché da Ancelotti a Simoni sono stato allenato dai più grandi.
Fabio Capello la descrisse come un incrocio tra Gigi Riva e Paolo Rossi. Lo stesso Riva disse di vederla come suo erede per la velocità dell’esecuzione e potenza nel tiro, oltre che per il carattere introverso (“parla poco ma ha le idee chiare”). Cosa pensa di questo incrocio e del parallelismo?
Fa piacere essere descritti così da Capello, uno che ha vinto tutto. Lui e Lippi sono stati forse gli unici due, tra i più famosi, che non mi hanno mai allenato. Per quanto concerne Riva è una persona eccezionale e un gran compagnone. Sa come me che le parole sono importanti e vanno soppesate, soprattutto in un mondo particolare come quello del calcio. Essere introversi non è un errore, perché può far capire a qualcuno che si sta sbagliando.
Anche Beppe Signori che domani compie 50 anni è stato paragonato a Gigi Riva, suo idolo. Che augurio vuole fargli?
Tanti auguri per questo traguardo importante. Lui aveva una grandissima rapidità oltre al tiro forte e preciso. Negli anni 90 era davvero incredibile. Mi ricordo quando ci incontrammo da avversari, io alla Sampdoria e lui alla Lazio. C’erano sempre una valanga di gol.
Il suo ricordo della Nazionale. Ha segnato ben 5 gol partendo dalla panchina, stabilendo un record. Quello che si ricorda di più?
Se partivo dalla panchina ero scarso allora (ride, ndr). Ho potuto disputare sia un Europeo nel ‘96, segnando anche da titolare (ride, ndr), sia un Mondiale nel ‘98. Ovviamente non c’è paragone tra le due competizioni. Il Mondiale è molto più sentito. Il gol che ricordo fu a Bologna: segnai la quarta rete in Italia-Galles.
Ha frequentato il corso di allenatori a Coverciano. Chi vedrebbe bene sulla panchina azzurra?
L’allenatore, a differenza del giocatore, pensa tutto il giorno a quello che deve fare, non stacca mai completamente. Il corso mi ha aiutato molto a capire cosa passasse nella mente dei miei tecnici. Ho un bel ricordo sia della Primavera che del settore giovanile. Ora sono diventato anche il Responsabile del Centro Federale di Firenze. Più che un nome per il ct, bisogna dire a chi deve prendere le decisioni di usare la testa senza avere fretta. Ricordiamoci che abbiamo vinto 4 Mondiali, non siamo gli ultimi arrivati. La nostra è solo una fase delicata e di passaggio, non una crisi.
Mancini, Seedorf e Mihajlovic con cui lei ha giocato mostravano già i segni di un futuro da allenatori? Agli inizi della sua carriera quanto sono stati importanti due figure come Gianfranco Zola e Faustino Asprilla?
So che farebbe fico dire di sì, ma sinceramente chi ci pensa quando giochi? A me interessava solo che mi facessero un buon passaggio. Comunque, riflettendo, tutti quelli che poi si sono evoluti, arrivando a fare gli allenatori sono quelli che avevano voglia di rimanere nell’ambiente calcistico. Ce ne sono stati tanti. Penso a Zenga, Evani, Invernizzi… Zola e Asprilla erano due grandi giocatori, con caratteristiche diverse. Zola però l’ho vissuto solo un paio di mesi; Asprilla di più, quando tornò nel ‘98-99 dopo i guai fisici. Un grande, scherzava tutti i giorni con noi.
E’ stato in squadra con Zenga, Toldo e Buffon, tra i portieri più forti di sempre. Che differenze ci sono tra i tre? Mi può dare un aggettivo per ognuno?
Sono tre persone completamente diverse. Zenga è un vulcanico e l’iter professionale rispecchia la sua costante voglia di cambiamento. Non potrebbe essere diverso da così. Toldo invece è molto attento e posato. Abbiamo passato un anno insieme. Buffon è scherzoso, allegro e socievole. Umanamente lo conosco meglio, perché sono stato tre anni con lui condividendo la camera. Un leader partecipe.
Lei ha giocato con tre attaccanti argentini fortissimi: Batistuta, Balbo e Crespo…ma chi era il più forte tra loro?
Con Batistuta ho giocato solo un anno e quando sono arrivato era già affermato. Un calciatore davvero impressionante. Con Balbo invece ho condiviso l’esperienza sia nel Parma che nella Fiorentina. Quello che però ha avuto un’evoluzione straordinaria è stato Crespo. Ho passato con lui tre anni ed ho contribuito alla sua crescita.
Tifa per una squadra straniera? Segue un campionato estero in particolare?
Non tifo una squadra o mi piace un campionato in particolare. Dipende molto dal momento. Ovviamente posso appassionarmi a quello tedesco, francese, spagnolo e inglese. Ho seguito molto il fortissimo Lipsia di un anno fa, non mi perdo le partite del Barcellona o del Real Madrid. Guardo anche le squadre inglesi, come il Chelsea, interessandomi all’aspetto tecnico.
Fonte foto: calciomercato.com
Erika Eramo