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10 domande a Roberto Bernabai

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Intervista a tutto tondo al giornalista di La7 Roberto Bernabai

Lo scorso 22 dicembre Passione del Calcio ha organizzato una partita di beneficenza tra due rappresentative di diversi licei romani. Il ricavato, ottenuto tramite la vendita dei biglietti e le donazioni, è stato devoluto alla ‘Fondazione Stefano Borgonovo Onlus’. E’ stato un evento molto bello e significativo, non il primo organizzato dal nostro sito e sicuramente nemmeno l’ultimo, un evento che mi ha permesso, tra le altre cose, di aiutare in maniera consistente chi soffre e di “vincere” la possibilità di intervistare uno dei tanti giornalisti intervenuti nel corso delle nostre puntate radio. Ho scelto Roberto Bernabai, giornalista e conduttore di telegiornali e programmi sportivi, sia per Telemontecarlo che per La7. Queste sono le dieci domande che gli ho rivolto.

Nell’ultima giornata di campionato la Juventus, vittoriosa contro l’Inter, ha allungato sul Napoli, bloccato da un’ottima Fiorentina. Chi vedi favorita tra le due per lo scudetto?

Senza dubbio la Juve ha una rosa più lunga ed una maggiore predisposizione a reggere la pressione da primato. Il Napoli è ancora lì ma l’ho visto in calo nelle ultime uscite, soprattutto in alcuni suoi giocatori chiave come Allan, Hamsik ed Insigne. Non dimentichiamoci poi che la Juventus viene da 16 vittorie ed un pareggio nelle ultime 17 partite, una cavalcata impressionante. Per me i bianconeri hanno la strada spianata per vincere lo scudetto.

Parlando di competizioni continentali, come vedi Lazio, Juventus e Roma in Europa?

La Lazio ha avuto un sorteggio favorevole e penso che possa recitare un ruolo da outsider in Europa League, anche perché molte grandi si elimineranno a vicenda. Vedo comunque difficile una vittoria finale, i biancocelesti hanno delle grosse lacune in difesa ed anche i rapporti tesi tra società e tifosi certo non aiutano a mantenere tranquillo l’ambiente. La Roma è uscita sconfitta contro il Real Madrid a testa alta, i Blancos ora sono in crisi e si parla addirittura già di Allegri come prossimo allenatore al posto di Zidane. Credo però che l’obiettivo vero della Roma sia il terzo posto e allo stesso tempo non penso che il Real fallirà un appuntamento del genere, poi nel calcio mai dire mai. Per quanto riguarda la Juventus ha tenuto testa al Bayern Monaco, squadra che insieme al Barcellona è considerata la più forte del mondo e questo dimostra che con Allegri i bianconeri hanno trovato una dimensione anche europea. La partita di ritorno sarà molto interessante, vedo comunque favoriti i tedeschi, in percentuale 65%-35%.

Per quanto riguarda la Roma nello specifico, cosa è cambiato con Spalletti e cosa pensi di lui?

Spalletti è un ottimo allenatore, è uno che studia calcio, ha ripristinato la logica del rispetto delle regole, della cultura del lavoro. Ha ricostituito un gruppo che si stava sfaldando. Ha fatto delle scelte anche dolorose, ma ha ridato un volto ed un gioco ad una squadra, sfruttando l’ottima campagna acquisti di gennaio. Rimangono ancora delle mancanze in difesa, l’acquisto di un terzino era necessario. Tolto questo i risultati parlano chiaro, il tecnico toscano sta facendo molto bene.

Hai parlato di scelte dolorose di Spalletti, come reputi la gestione del caso Totti?

Spalletti si è messo sulle spalle l’onere di fare il lavoro “sporco”, ma la responsabilità maggiore in questo caso era della società, che poteva e doveva agire in maniera differente. Totti merita un trattamento diverso dagli altri, non credo alla favola che tutti i giocatori sono uguali, lui è un pezzo di storia della Roma, rimarrà nel cuore di tutti i tifosi sia di questa generazione che delle future. La situazione doveva essere gestita in maniera più diplomatica, sicuramente non si sarebbe arrivati a questo scontro dialettico tra Spalletti ed il capitano. Do molte responsabilità alla società.

Per quanto riguarda invece l’immediato futuro, come vedi questo spareggio Champions di venerdì fra i giallorossi e la Fiorentina?

Tatticamente sarà di sicuro una partita diversa da quella dell’andata, quando la Roma aspettò la Fiorentina per poi farle male in contropiede. Sarà una sfida molto interessante, tra due squadre che giocano un calcio molto bello e propositivo. Senza dubbio un match delicato, la viola ha meno giorni di riposo, ma i giallorossi hanno diverse defezioni, a quella di De Rossi infatti potrebbero aggiungersi quelle di Pjanic e Nainggolan. Interessante anche la sfida a distanza tra Spalletti e Sousa, due dei migliori allenatori del nostro campionato.

Cosa ne pensi della situazione della Curva Sud della Roma e dei provvedimenti del Prefetto Gabrielli?

Rispetto le decisioni personali di chiunque e quindi anche quella della Curva Sud, che ha preso una posizione ferma e importante. Come per la vicenda Totti anche in questo caso ritengo che la società potesse fare di più a livello preventivo. I tifosi della Roma si sono trovati, con gli abbonamenti già sottoscritti, ad affrontare una situazione che non era nota. Bisognava agire prima, d’altronde lo stesso Prefetto Gabrielli ha detto che la Roma era già stata avvertita a maggio di ciò che sarebbe accaduto. Capisco la rabbia dei tifosi, certo però vedere le curve vuote in questo modo fa veramente male al calcio in generale, non solo alla città di Roma.

Parlando di Inter, secondo te di chi sono le maggiori colpe di questo periodo di crisi dei nerazzurri?

Faccio mea culpa perché avevo indicato l’Inter tra le favorite di questo campionato, per il semplice fatto che aveva comprato diversi giocatori importanti. Non avendo neanche le coppe mi aspettavo di più dai nerazzurri. Gli acquisti sono stati tanti, ma non hanno permesso di dare un volto a questa squadra. Molti giocatori sono uno il doppione dell’altro, manca un regista, un pensatore a centrocampo e questo ha pesato molto. Non è una crisi irrisolvibile, ma sicuramente molto grave.

Per sei stagioni sei stato commentatore della Liga, quali sono le caratteristiche principali del campionato spagnolo ed in cosa differisce da quello italiano?

Il campionato spagnolo è molto più divertente di quello italiano, per il semplice fatto che il risultato conta, ma fino ad un certo punto, conta molto anche lo spettacolo. Nel corso degli anni più di qualche volta ho commentato squadre che pur avendo vinto venivano fischiate dai propri tifosi perché avevano giocato male. E’ un’altra mentalità, per loro è uno spettacolo il calcio, un divertimento, quello che dovrebbe essere poi dovunque. In Italia invece si parte sempre dal risultato, poi si commenta il resto.

Nel corso della tua carriera hai seguito come inviato diverse edizioni dei Mondiali, degli Europei ed anche le Olimpiadi di Barcellona del 1992, a quale di queste esperienze sei più legato?

L’esperienza delle Olimpiadi è stata unica. Pur essendo io un appassionato di calcio italiano ed internazionale in quell’edizione chiesi al mio caporedattore di esimermi dal seguire la nazionale Under 21 per potermi dedicare ad altri sport. Il senso di un’Olimpiade si vive attraverso quegli sport che magari durante l’anno non trovano grande spazio, ma che in quel contesto possono regalare grandi gioie, mi viene in mente la scherma dove ottenemmo l’oro. Dal punto di vista professionale e personale le Olimpiadi del 1992 sono l’esperienza che ricordo con più affetto ed anche con un pizzico di malinconia.

Data la tua decennale esperienza in questo settore, cosa consigli ad un ragazzo/a che vuole intraprendere la carriera da giornalista?

Mi rendo conto che rispetto a quando ho iniziato io le regole sono cambiate, però io parto sempre da un presupposto: il nostro è un mestiere che si impara sul campo. Le scuole servono, come in ogni ambito, ma questo è un mestiere che impari facendolo, c’è poco da fare. Oggi le vie per arrivare al professionismo sono tante, ma altrettanto complicate, il nostro mestiere ha perso quell’aspetto romantico dell’inviato che parte con la valigetta e gira il mondo, si lavora molto più al computer. Tolto questo, penso che se uno ci crede deve insistere, non abbattersi alle prime difficoltà, bussare a mille porte, rompere le scatole. Ci vuole ostinazione, tanta determinazione e ovviamente tanta preparazione.

Rinnovo i miei ringraziamenti a Roberto per il tempo concessomi per questa intervista.

Luca Missori

(Immagine presa da www.twitter.com/robertobernabai)

 

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