22 campionissimi di varie epoche, selezionati da questa lista clicca qui, vengono dipinti dalla redazione
Dopo i dieci numeri 10 italiani questa volta analizziamo sia i fantasisti che i centravanti, tutti stranieri a parte Silvio Piola (record di reti complessive per un italiano) e Gigi Riva (record di gol in Nazionale).
Una carrellata di fuoriclasse che hanno gonfiato le porte avversarie in varie epoche calcistiche. Un viaggio a ritroso nel tempo con la coppia d’oro la Saeta Rubia Di Stefano e Puskas, il Profeta del Gol Cruijff e il cecchino Gerd Muller, O Rei Pelè e la pantera nera Eusebio. Poi più spazio agli anni ’80 con ben 4 stelle: il Pibe de Oro Maradona, il cigno di Utrecht van Basten, le Roi Platini e Zico. Altri 3 campioni negli anni ’90: il Fenomeno Ronaldo, Zizou Zidane e il Re Leone Batistuta. Ampio spazio anche ai primi anni 2000 con il Gaucho Ronaldinho, Titi Henry, Ibrahimovic, Shevchenko e Eto’o. Concludiamo questa carrellata con i due macina record: la Pulce Messi e CR7 Cristiano Ronaldo.
Allacciate le cinture e buon divertimento! (Agli stranieri inseriremo solo le squadre e i titoli più importanti)
Anni ’40
Silvio Piola – punta – 379 reti in carriera di cui 274 in A – campione del mondo in azzurro nel ’38 e una coppa internazionale in azzurro – 2 volte capocannoniere in A nel ’37 con 21 reti e nel ’43 con 21 reti sempre con la Lazio. Ha indossato anche le maglie della Pro Vercelli, del Torino, della Juve e del Novara.
Si scrive Piola si legge Leggenda. Pistola alla tempia, gran parte degli esperti del mondo pallonaro indicano il bomber dei bomber come il centravanti italiano più forte di tutti i tempi, non solo per i record realizzati, ma anche per l’eroismo mostrato in situazioni estreme. Il titolo iridato del 1938 è gran merito suo, la doppietta in finale con l’Ungheria sugella la nascita di una stella di prima grandezza. Probabilmente il massimo esponente del calcio “eroico” praticato prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale, icona indiscussa del più bel gioco del mondo. Marco Fabio Ceccatelli
Anni ’50
Alfredo Di Stefano – punta – argentino-spagnolo – River Plate e Real Madrid – 5 coppe dei campioni, 8 campionati spagnoli, 2 argentini e 3 campionati colombiani con i Millonarios, 5 volte capocannoniere in Liga, 2 Palloni d’oro nel ’57 e nel ’59. 1 copa America con l’Argentina nel ’47.
Di Stefano è stato il primo esempio di calciatore universale: ha incominciato la sua carriera da esterno offensivo per poi imporsi come punta a tutti gli effetti. E’ passato alla storia non solo per l’innumerevole quantitativo di reti segnate ma anche per il controllo di palla elegante e la visione di gioco straordinaria. Si dice che nella sua carriera abbia ricoperto anche il ruolo d’incontrista ed addirittura quello di terzino, questo a sottolineare l’ immensa intelligenza calcistica. Alessandro Nardi
Ferenc Puskas – fantasista – ungherese-spagnolo – Honved-Real Madrid – 3 coppe dei campioni con il Real Madrid, 5 campionati ungheresi e 5 spagnoli, 4 volte capocannoniere della Liga. Una olimpiade con l’Ungheria nel ’52 e una coppa internazionale sempre con l’Ungheria.
Quando pensi a Ferenc Puskas improvvisamente fa eco un’immagine che tante volte avrà visto il tifoso ungherese: il dispiego della barriera che improvvisamente crollava all’impatto del pallone su di essa. Ovviamente è un tiro calciato da lui, dal suo mancino. Fantasia e completezza tecnico-tattiche sono manuale per i giocatori a seguire. Un calciatore in grado di ricoprire buona parte dei ruoli della mediana e fase offensiva. Un tutt’uno con la palla e un uomo colmo di carisma. Cesare D’Agostino
Anni ’60
Pelè – fantasista – brasiliano – Santos – 2 cope Libertadores, 6 campionati brasiliani. 3 Mondiali nel ’58, ’62 e ’70.
Se non fosse esistito Pelè non ci sarebbe stato il Magno Brasile. Lui, il dieci dei dieci e il Brasile ha il suo riscatto mondiale. La squadra del ’70 era la Tenochtitlán del calcio, la città perfetta degli aztechi. Lui il sommo sacerdote. Due gol lo raccontano. Il colpo di testa in sospensione con Burgnich che lo marca a uomo nella finalissima: il guizzo del fuoriclasse. E la rovesciata in ‘Fuga per la vittoria’, le spalle oblique alla porta, il piede perno, lo smarcamento, la catapulta, il colpo di collo pieno sul cuoio, un tutt’uno a raccontare la favola di O’Rey, sua maestà il calcio. Matteo Quaglini
Eusebio – punta – portoghese – Benfica – 1 coppa dei campioni, 11 campionati portoghesi. 1 Pallone d’oro nel ’65 e 2 Scarpe d’Oro nel ’68 e nel ’73.
Eusebio è sempre stato un attaccante meraviglioso: dotato di una velocità sopra la media (da ragazzo correva i 100 metri in 11 secondi) e di un tiro secco e preciso che non lasciava scampo ai portieri avversari. Incontrò il suo idolo Di Stefano nella finale di coppa dei campioni nella stagione 1961-’62: Di Stefano aveva già alzato cinque volte il trofeo continentale, mentre Eusebio era un giovane in rampa di lancio. Quella sera le cose cambiarono per sempre: Di Stefano non giocò una grande partita, mentre Eusebio con un doppietta trascinò la sua squadra al trionfo. Il passaggio di consegne tra i due campioni fu sancito a fine gara quando Eusebio scambiò la maglia con il suo mito. Alessandro Nardi

Gigi Riva – punta – 248 reti in carriera di cui 35 in Nazionale – 1 Europeo in azzurro nel 1968. 1 campionato con il Cagliari, tre titoli di capocannoniere in A nel ’67 con 18 reti, nel ’69 con 20 gol e nel ’70 con 21 reti. Inizia la carriera nel Legnano.
L’IMPETUOSO GLADIATORE DEGLI UMILI – Per battere Golia ci vuole Davide. Non c’è altra via. Se poi nasci lombardo e diventi sardo, assurgendo a gloria nazionale, batti sia Davide che Golia. Metti da parte la fionda e lo stadio si ammutolisce mentre corri verso la gloria. Quel silenzio è assordante perché anticamera di un incantesimo: quando l’ala sinistra più famosa di tutti i tempi tocca il pallone esplode in un boato, anzi in un “rombo di tuono”. L’agonismo nelle vene, un viso da eroe tormentato, i muscoli saettanti che non si fermano di fronte a nulla, quell’orgoglio solitario di chi cerca il riscatto e trova l’acclamazione. Siamo stati tutti “GIGGI” almeno una volta quando cadendo ci siamo rialzati, trafiggendo avversari e fato ostile. Erika Eramo

Anni ’70
Johan Cruijff – fantasista – olandese – Ajax, Barcellona e Feyenoord – 3 coppe dei campioni con l’Ajax, 9 campionati olandesi (8 con l’Ajax e 1 con il Feyenoord), 1 spagnolo. 3 Palloni d’oro ’71, ’73 e ’74.
L’OLANDESE VOLANTE DEL CALCIO – La mente sopraffina in-segna spingendo a capire l’ordine prestabilito, a rispettarlo e quindi a superarlo. Il numero 14 più famoso del mondo era un filosofo visionario prima che un giocatore ed allenatore vincente perché più di chiunque altro ha cambiato il volto di questo sport. I suoi trofei profumano di intelligenza, perfetta sintesi di estetica e pragmatismo. Un po’ di possesso palla, una finta, l’accelerazione che non t’aspetti…ed è subito catalizzazione di libidine totale, dalla testa ai piedi, passando per il cuore trepidante. “Profeta del gol”, “Pelè bianco” sì… ma soprattutto il rivoluzionario anticonvenzionale la cui spada sguainata era l’amata sfera al galoppo del fulmineo pensiero. Erika Eramo

Gerd Muller – punta – tedesco – Bayern Monaco – 3 coppe dei campioni, 4 campionati tedeschi, 7 titoli di capocannoniere in Bundesliga, 1 Pallone d’oro nel ’70, 2 Scarpe d’oro nel ’70 e nel ’72. 1 Mondiale nel ’74 e un Europeo nel ’72.
Gerd Muller è stato un grande bomber, un autentico cecchino, capace di tenere medie realizzative impressionanti sia con la maglia del Bayern Monaco sia con quella della nazionale tedesca, Germania Ovest all’epoca. Vinse quasi tutto il possibile ottenendo riconoscimenti individuali ed attestati di stima da chiunque, venendo soprannominato “Der Bomber der Nation” proprio per il suo incredibile fiuto del gol. Alessandro Fornetti

Anni ’80
Diego Armando Maradona – fantasista – argentino – Boca Juniors – Barcellona – Napoli – 1 campionato argentino, 2 campionati italiani, capocannoniere in A nel 1988 con 15 reti. 1 Mondiale nel 1986.
Diego Armando Maradona è stato il calcio, ha lasciato un’impronta che resterà per sempre impressa nelle menti di chi ha avuto la fortuna di vederlo calcare i campi da gioco. Insignito di prestigiosissimi premi durante e dopo la sua splendida carriera, fu protagonista nel Mondiale vinto da capitano con la sua Argentina realizzando quello che viene considerato il gol del secolo. A Napoli dov’è esploso è ricordato come un dio e forse, per quello che ha realizzato, non può sorprendere che venga paragonato a qualcosa di più di un semplice umano. Alessandro Fornetti

Marcel (Marco) van Basten – punta – olandese – Ajax e Milan – 2 coppe dei campioni con il Milan, 3 campionati olandesi, 4 campionati italiani, 2 titoli di capocannoniere della A nel ’90 con 19 gol e nel ’92 con 25 reti, 3 Palloni d’oro ’88, ’89, ’92 e 1 Scarpa d’oro nel 1986. 1 Europeo nel 1988.
Cinico e spietato sotto porta, elegante ma fragile come il suo cristallino talento. van Basten è stato il simbolo di una generazione, un’icona dell’area di rigore e del modo di essere centravanti. Nel corso della sua carriera il cigno di Utrecht ha fatto incetta di trofei di squadra ed individuali arrivando a vincere tre Palloni d’oro. Un subdolo infortunio alla caviglia lo ha costretto al ritiro a soli 28 anni, ma la qualità delle sue giocate ha di gran lunga compensato la quantità che la sfortuna ha tolto a lui e a noi appassionati di calcio. Luca Missori

Michel Platini – fantasista – francese – Saint-Etienne-Juventus – 1 coppa dei campioni con la Juve, 1 campionato francesce, 2 campionati italiani, 3 titoli di capocannoniere in A ’83, ’84 e ’85 con 16 gol, 20 gol e 18 reti, 3 Palloni d’oro nel ’83, ’84, ’85. 1 Europeo nel 1984.
Michel Platini è stato la Francia. A calcio ha giocato per amore, più che per denaro. Dopo Nancy e il Saint-Ètienne, la Juventus. Venne in Italia come re Carlo VIII 488 anni prima con l’idea di allargare i confini del pallone più che della politica estera francese. Regalò il primo trionfo alla Francia, nell’Europeo ’84. Un maresciallo alla Turenne, un sovvertitore di destini alla de Gaulle. È stato il gol su punizione. La palla colpita con destro morbido. Lo scavalco ‘snob’ della barriera perché non c’è muro che fermi la ‘grandeur’. Poi la corsa capelli al vento e sorriso beffardo, mentre sembra dire alla Luigi XIV l’Ètat c’est moi. Matteo Quaglini

Zico – fantasista – brasiliano – Flamengo e Udinese – 1 copa Libertadores, 3 campionati brasiliani.
Quello che forse salta all’occhio ad una persona superficiale è la poca cassa di risonanza attorno ad Arthur Antunes Coimbra detto Zico. Invece il poco che ha raccolto in carriera è inversamente proporzionale al suo talento cristallino, fatto da colpi di genio, passaggi letali e gol leggendari. Il suo piede educato scomodava le radioline di tutta Italia che chiamavano la linea anche solo ci fosse stata una punizione a favore dell’Udinese, la squadra che lo accolse e ne fece il suo Maradona. Ed è lì, come un rigore, che Zico disegnava parabole imprendibili per qualsiasi portiere, rigorosamente con inchiostro indelebile. Glauco Dusso

Anni ’90
Ronaldo – punta – brasiliano – Cruzeiro, PSV, Barcellona, Inter, Real Madrid, Milan, Corinthians. 1 campionato spagnolo con il Real Madrid, 2 titoli capocannoniere in Spagna, 2 Palloni d’oro nel ’97 e nel 2002, 1 Scarpa d’oro nel ’97. 1 Mondiale nel 2002, 2 Cope America nel ’97 e nel ’99, 1 Confederations Cup nel ’97.
“A diciassette anni Ronaldo era una macchina perfetta, mai vista su un campo di calcio. Una struttura muscolare incredibile, un’accelerazione fino ai venti, ventidue all’ora senza problemi. Totalmente ambidestro, con una capacità indimenticabile di curare il particolare alla massima velocità. Non è guidare una Lamborghini Murcielago, è essere una Lamborghini Murcielago”. Disse di lui il giornalista Buffa in uno dei suoi meravigliosi racconti sulla storia dei Mondiali. La più chiara e perfetta descrizione di un giocatore mai visto prima sul rettangolo verde. Peccato per quei clamorosi quanto dannati problemi fisici, altrimenti la bacheca targata France Football avrebbe contato più di 2 ‘soli’ Palloni d’oro. Sandro Caramazza

Zinedine Zidane – fantasista – francesce – Bordeaux, Juventus, Real Madrid – 1 Champions League con il Real Madrid, 2 campionati italiani, 1 campionato spagnolo, 1 Pallone d’oro nel ’98. 1 Mondiale nel 1998 e un Europeo nel 2000.
Se c’è stato nella storia del calcio un giocatore che si è distinto da tutti gli altri per via del suo piede prensile, questo è sicuramente Zizou Zidane. Esteta meraviglioso del gioco più bello del mondo. Zizou, su quel rettangolo verde, praticava uno sport a parte. Se gli altri giocavano o davano calci al pallone, lui danzava con quella invidiabile e indimenticabile eleganza, e pettinava come se fosse un hair stylist delle boutique parigine, la sfera rotolante. Quel tocco di palla, quei suoi movimenti così naturali alla Nureyev (danzatore), quel modo di guidare in campo un’intera squadra rimarranno qualcosa di straordinario. P.S: – Vi ricordate il gol al Leverkusen nella finale di Champions del 2002? Beh, da poco è diventato per France Football la più bella rete nella storia della competizione, un torneo vinto da Zizou 3 volte come mister alla guida del Real Madrid -. Sandro Caramazza

Gabriel Omar Batistuta – punta – argentino – River Plate, Boca Juniors, Fiorentina, Roma, Inter – 1 campionato argentino con il Boca Juniors, 1 campionato italiano con la Roma, capocannoniere in A con la Fiorentina nel ’95 con 26 gol. 2 Cope America nel ’91 e nel ’93, 1 Confederations Cup nel ’92.
Non è mai troppo tardi per diventare un campionissimo. Lo sa bene Bati-gol, il quale si avvicina al calcio ‘solo’ a 16 anni. La grinta che possiede Bati però è devastante e gli consente di bruciare le tappe. In campo lotta e si trasforma nel Re Leone. Calcia in porta con una potenza inaudita. Il popolo viola ama alla follia il suo condottiero. La fortuna però non lo assiste nell’anno in cui la Fiorentina si laurea campione d’inverno nel ’99 (il suo infortunio farà precipitare la viola dalla vetta). Si rifarà un paio di anni dopo con la maglia della Roma, vincendo un tricolore a suon di gol decisivi e prestazioni maiuscole. L’ultimo successo dell’Argentina è firmato da Gabriel Omar Batistuta. Stefano Rizzo

Anni 2000
Ronaldinho – fantasista – brasiliano – Gremio, PSG, Barcellona, Milan, Flamengo, Atletico Mineiro – 1 Champions League con il Barça, 1 copa Libertadores con l’Atletico Mineiro, 2 campionati spagnoli, 1 Pallone d’oro nel 2005. 1 Mondiale nel 2002, 1 Copa America nel ’99 e 1 Confederations Cup nel 2005.
L’invidia che potrebbe avere tra qualche anno un appassionato di calcio nel non aver vissuto i tempi d’oro di Ronaldinho Gaucho difficilmente potrebbe essere quantificata. Prendete il danzatore Nureyev, mettetegli addosso un paio di Nike Touch Gold del 2006 e forgiatelo con la tecnica di Rivelino. Stampategli un sorriso che soltanto il brasiliano potrebbe avere, incessante e rabbonito. Se poi a questo aggiungete una simpatia da far invidia il piatto è servito. Il Gaucho sarà sempre campione di beltà e gioia. Cesare D’Agostino

Thierry Henry – punta – francesce – Monaco, Juve, Arsenal, Barcellona – 1 Champions Leaue con il Barça, 1 campionato francesce, 2 campionati inglesi, 2 campionati spagnoli, 4 volte capocannoniere in Premier, 2 Scarpe d’oro nel 2004 e nel 2005. 1 Mondiale nel 1998, 1 Europeo nel 2000, 1 Confederations Cup nel 2003.
Sono ormai pochi i giocatori che diventano leggenda nel proprio club. Tra questi Thierry Henry è una piacevole eccezione. Dopo il flop alla Juventus (a Torino ancora si mangiano le mani) l’attaccante francese è diventato nei primi anni duemila l’uomo simbolo dell’Arsenal. Nel 2007 il passaggio al Barcellona dove vinse la Champions persa tre anni prima con l’Arsenal proprio contro i blaugrana in finale. Unica “macchia” il fallo di mano nello spareggio Francia-Irlanda per l’accesso al Mondiale 2010. Chissà per quante notti il ct irlandese Trapattoni perse il sonno… Francesco Carci

Zlatan Ibrahimovic – punta – svedese – Ajax, Juve, Inter, Barcellona, Milan, PSG, Manchester United – 2 campionati olandesi, 4 campionati italiani (3 con l’Inter e 1 con il Milan), 1 campionato spagnolo, 4 campionati francesi, 2 titoli di capocannoniere in A nel 2009 con l’Inter e nel 2012 con il Milan, con 25 gol e 28 gol, 3 titoli di capocannoniere in Francia.
Se la Svezia ha creato qualcosa di riconoscibile in tutto il mondo, questo è Zlatan Ibrahimovic. Campione dall’ego immenso quanto la sua classe. ‘Io, Ibra’ e ‘Io sono il calcio’ sono i titoli dei due libri autobiografici, ‘Ibrahimovic-diventare leggenda’ è il film-documentario. “Dove vado io si vince” è la frase più modesta che abbia mai pronunciato. Il dio del calcio ha le sue sembianze…vorrà dire pur qualcosa se alla soglia dei quarantanni è ancora fra i bomber più desiderati d’Europa. Marco Fabio Ceccatelli

Andrij Shevchenko – punta – ucraino – Dinamo Kiev, Milan, Chelsea. 1 Champions League con il Milan, 5 campionati ucraini, 1 campionato italiano, 2 volte capocannoniere in A nel 2000 con 24 reti e nel 2004 con 24 gol. Pallone d’oro nel 2004.
Nei primi anni duemila ha formato nel Milan, insieme a Pippo Inzaghi, una delle coppie d’attacco più forti del mondo. E’ Andrij Shevchenko, lanciato nella Dinamo Kiev dal colonnello Lobanovskyj, Pallone d’oro 2004 e autore del rigore decisivo nella finale Champions 2003 vinta dai rossoneri contro la Juventus. Tra i tanti gol realizzati con il Diavolo, il migliore probabilmente quello nel dicembre 2001, sempre ai bianconeri, da posizione angolatissima e al termine di un fantastico assolo. Francesco Carci

Samuel Eto’o – punta – camerunese – Maiorca, Barcellona, Inter, Chelsea, Everton, Sampdoria – 3 Champions League (2 con il Barça e 1 con l’Inter), 3 campionati spagnoli con il Barça, 1 campionato italiano con l’Inter, titolo di capocannoniere in Spagna con il Barça. 2 Coppe d’Africa nel 2000 e nel 2002, 1 Olimpiade nel 2000.
Quando parti dal nulla e diventi l’unico giocatore a vincere due Triplete consecutivi con due tra le squadre più forti del pianeta è chiaro che hai qualcosa di speciale dentro. Samuel Eto’o, pilastro del Barcellona, ha segnato due gol nelle due finali di Champions vinte dai blaugrana nel 2006 e nel 2009. È stato uno degli uomini chiave nel triplete dell’Inter del 2010, giocando nel momento del bisogno anche da terzino. Ha fatto tanto per il suo Camerun, sia dentro che fuori dal campo. Un umile sicuro di sé, un vincente in ogni ambito della vita. Luca Missori

Anni ’10
Lionel Messi – fantasista- argentino – Barcellona – 4 Champions League, 10 campionati spagnoli, 6 volte capocannoniere della Liga, 6 Palloni d’oro, 6 Scarpe d’Oro. Una Olimpiade nel 2008 con l’Argentina.
Leo è un bimbo troppo minuto per la sua età, la carenza ormonale impedisce la crescita. La passione, il talento, la determinazione e il sostegno della nonna, la sua prima fan, non conoscono però ostacoli. Quando Messi nel suo cammino incrocia il FC Barcelona nulla sarà più come prima. Il Barça intravede un potenziale enorme nel folletto di Rosario e grazie a delle cure mirate si ottengono dei risultati significativi. Leo e il Barça si legano in maniera indissolubile e la Pulce disintegra record su record. Stratosferico nel dribbling palla al piede, inventa giocate sopraffine e disegna traiettorie imparabili. Nulla è impossible se c’è passione… Stefano Rizzo

Cristiano Ronaldo – punta – portoghese – Sporting Lisbona, Manchester United, Real Madrid, Juventus – 5 Champions League, 3 campionati inglesi, 2 campionati spagnoli, 1 campionato italiano, 1 titolo di capocannoniere in Premier, 3 volte capocannoniere in Liga, 5 Palloni d’oro, 4 Scarpe d’oro. 1 Euroepo nel 2016, 1 Nations League nel 2019.
La scienza applicata al calcio. Cristiano Ronaldo è umano solo sulla carta, per il resto è una macchina perfetta costruita per lo sport. Allenamento e dedizione i suoi ingredienti principali che gli hanno fatto scalare un Everest calcistico mondiale, partendo dal suo Portogallo, passando dall’Inghilterra, conquistando la Spagna e approdando infine in Italia. La sua tecnica, velocità ma soprattutto mentalità difficilmente ha eguali al mondo, lui lo sa e non fa niente per nasconderlo – “Non ho paura di nessun giocatore, sono impressionato solo da me stesso”. Firmato CR7. Glauco Dusso

Eleganza, tecnica, classe, potenza, forza, carisma… sono solo alcuni degli aggettivi che si associano a questi campioni. I migliori? I più forti? Ogni epoca ha avuto, ha e avrà i suoi miti, ma lasciamolo stabilire ai lettori quali siano i loro preferiti e perché. Leonardo Tardioli
Fonti foto: Saper.it; FoxSports.it; Twitter.com; Curiosando.Altervista.com; FirenzePost.it; EpicFootball.org; Wikipedia.org; IlPosticipo.it; Pinteres.co.uk; SunNewsOnline.com; Twitter.com; FattoeDiritto.it; CalcioMania90.com; AS.com; ColgadosporElFutbol.com; NewsMondo.it; CalcioWeb.eu; PianetaMilan.it; StoriediCalcio.org; EuroSport.it; Corriere.it; ItaSportPress.it
Stefano Rizzo
[…] una settimana dopo la fine del campionato che vide trionfare i nerazzurri, grazie alla doppietta di Ibrahimovic a Parma e dopo un acceso testa a testa con la […]
[…] una settimana dopo la fine del campionato che vide trionfare i nerazzurri, grazie alla doppietta di Ibrahimovic a Parma e dopo un acceso testa a testa con la […]
[…] aver perso la determinazione di tornare presto in campo e di concludere la stagione: ricordiamo che Ibrahimovic ha anche il contratto in scadenza e che un dilatarsi dei tempi di recupero, potrebbe anche far […]
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