Nell’ultima tappa del nostro viaggio sul Divin Codino non chiudiamo un ciclo, ma ne apriamo uno nuovo, fatto di umane riflessioni e spunti profondi. A 50 anni il nostro amato Raffaello dipinge nell’immaginario collettivo un cuore grande, che batte per Amatrice e Norcia
A maggio quando ho dato vita a questa rubrica in onore di Roberto, il Dio del calcio, ho intitolato l’ultimo appuntamento coincidente col compleanno semplicemente “Sorprese Outside the box”. Di solito non scrivo mai a caso, soprattutto quando scrivo su di lui. Evidentemente un’illuminazione c’è stata. Sapevo già in cuor mio che una persona di tale levatura non poteva certo esimersi dall’andare nuovamente in gol nel cuore della gente. E lo ha fatto in una maniera veramente originale e fuori dagli schemi. Il compleanno, il dì natale, è quanto di più personale ed individualista c’è, tanto più quando coincide con una ricorrenza importante come lo sono i 50 anni. Invece no. Lui è diverso. Nessuna festa sbandierata, nessun lustrino e frac, ma esserci per la gente che ha subito una tragedia, visitando Amatrice e Norcia, portando con sé tutta la famiglia, commuovendosi quando si rende conto che “è molto peggio di quello che sembra in tv”.
“Baggio è un uomo con l’anima in un mondo in cui l’anima non c’è”: così Lucio Dalla aveva spiegato perché, nel suo nuovo cd “Luna Matana”, aveva deciso di dedicargli una canzone. Non solo nei suoi piedi ed nel codino, anche nella sua anima è impresso un soffio divino –in un mondo in cui è assente e vale il “tanto chi se ne frega degli altri m’importa una sega” (da “Baggio Baggio” di Lucio Dalla). L’individualismo sfrenato e consumistico è quanto di più lontano dal Genio, anche etimologicamente parlando. Genius è la personalizzazione di ciò che, in noi, ci supera ed eccede, è la nostra vita nella misura in cui non ci appartiene. Quando un’opera è definita geniale? Quando diventa patrimonio di tutti. Anche le giocate di Baggio, dai piedi d’artista, hanno il tocco della genialità. Avvertendo il suo Genius ci emozioniamo:
“Beati i palloni che hanno giocato con lui” sospira Mazzone
“Beati i cuori che hanno condiviso tanto con lui” aggiungo con emozione
Nell’andirivieni tra Io e Genius funambolo del pallone
Puer consapevole del doppio passo che lo rende campione
Gesto d’umanità con cui abbraccia chi soffre in fraterna comunione
Uno dei versi di Ezra Pound in Cantos recita così: “Un dio è in lui, ma io non so qual dio”. Fin da quando ha mosso i primi passi in un campo di calcio abbiamo riscontrato qualcosa di divino in lui, anche se non ne capivamo esattamente portata e direzione. L’aura era quella divina e, non a caso, uno dei suoi soprannomi è per l’appunto divin codino.
“Il mio futuro? Cose semplici che sono le più belle. Bisogna avere lo spirito giovane” ha detto ai microfoni della Rai. Un bell’auspicio. Essere semplici e dallo spirito giovane è la cosa più difficile. Picasso diceva “ci vuole molto tempo per diventare giovani”. L’impressione che abbiamo da Roberto, invece, è che lui non debba diventarlo, è sempre stato così: scevro da condizionamenti mentali, fuori dal coro, libero, aperto, consapevole. Quando diventiamo saggi la maggior parte delle esperienze determinanti le abbiamo fatte…bisognerebbe come Benjamin Button nascere vecchi per diventare giovani. Un monaco buddista diceva: oggi ci vogliono due ore per arrivare a Parigi, ce ne vogliono tante per giungere alla via del cuore. Due sono i modi: l’esperienza, attraverso molti sbagli, oppure la consapevolezza. In lui i due modi si sono dati la mano in perfetta sincronia.
Vorrei fare a Roberto un ultimo augurio-saluto utilizzando le parole di un filosofo del profondo, Nietzsche, in “Prima del sorgere del sole” (Così parlò Zarathustra):
“Gettami nella tua altezza – questa è la mia profondità! Mettermi al riparo nella tua purezza – questa è la mia innocenza! Il dio è velato dalla sua bellezza: così tu nascondi le tue stelle. Tu non parli: così mi annunci la tua saggezza. Muto sul mare rumoreggiante, oggi sei sorto per me; il tuo amore e il tuo pudore parlano come una rivelazione alla mia anima rumoreggiante. Che tu, bello, sia venuto a me, velato nella tua bellezza, che tu, muto, mi abbia parlato, chiaro nella tua saggezza (…) Insieme abbiamo imparato tutto; insieme abbiamo imparato a salire al di sopra di noi, verso noi stessi e a sorridere liberi dalla nuvole: -Liberi dalle nuvole, sorridere verso il basso da occhi luminosi e da distanza molto remota, mentre sotto di noi svaporano come pioggia la costrizione e lo scopo e la colpa”.
Adieu purple rain…oggi abbiamo imparato insieme, liberi dalle nuvole, un’altra lezione importante da te che sei la nostra “stella che balla”, la più luminosa, pura, unica, divina. Grazie di esistere e buon compleanno inimitabile ed indimenticabile campione…col tuo soffio magico rendi un po’ sorprendentemente geniali anche le nostre esistenze. Se ci dai coraggio nel nostro futuro continueremo a vivere il tuo sogno.
Foto prese da: Facebook e La Repubblica
Erika Eramo